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Arriva il pulmino e si parte, il bagaglio e il ciuco rimangono qui, faccio la prima parte del viaggio da solo sul tetto in compagnia di una capra che intrappolata dentro una rete sta andando incontro a un triste destino. Mi godo il panorama morbido di campi di grano e papaveri, poi arrivati al villaggio di Tilougguite l’autista mi fa entrare nel pulmino perché ha paura della polizia. È un incubo siamo 21 in un pulmino che in Europa porterebbe 9 persone, nemmeno Cinghio ha mai portato così tanta gente, sono tutti stravestiti, specialmente le donne che tra pigiami,veli e controveli hanno il volume di sorangelina dei tempi d’oro, però a quanto pare per la polizia l’importante è stare tutti dentro. L’interno è un delirio, ci sono cinque file di sedili e poi svariati panchettini di plastica e anche un piccolo cestello di lavatrice particolarmente ambito dalle culone.
In un festival di vomito e sudore arriviamo a vedere il lago artificiale di Bin el Ouidane molto bello dall’alto con le colline rosse che vi si specchiano dentro, superiamo un ponte provvisorio che sostituisce quello distrutto dall’alluvione del ’99 e dopo un tratto a strapiombo sul lago arriviamo a Ouaouizarth un paese avvolto nella cappa umida originata dal bacino idrico.
Questo è un altro Marocco qui i ragazzi sono vestiti all’occidentale e ci sono tante persone grasse sembra di avere fatto molta più strada che nella realtà.