Elba e Umberto

Scendiamo dal godron, ci sarebbe un viottolo ma non trovo l’imbocco, anzi ne trovo troppi quindi proseguiamo dall’asfalto, c’è un gran sole e fa caldo, ci sono tanti cisti bianchi fioriti, sono più grandi dei nostri, dopo un paio d’ore incontriamo il fiume e una montagna che sembra le calanches della Corsica, il fiume si stringe nella gola e disegna pozze e cascatelle. La luce comincia ad essere radente quando incontriamo la prima casa dopo un ponte, ci sono tre coppie e tantissimi bimbi, sono tutti sorpresi di vederci, non capiscono da dove sbuchiamo, come sempre ci offrono ospitalità ma rifiuto, dobbiamo fare tanta strada e ora il percorso ricomincia a salire.
Tambone è stanco e ribelle alterna corsette a pause dove sembra saldato alla strada.
La via sale sinuosa fra le valli, in questa zona ci sono tante moschee ma non ci sono veri paesi, solo tante case distanti l’ una dall’altra, sono le famose case fortino del Rif. La storia del Rif è per certi versi simile a quella della montagna Corsa, con il territorio diviso tra famiglie in un sistema chiuso mirato a difendere il proprio territorio, queste case erano dei veri e propri fortini dotati fino agli anni venti anche di torri di vedetta. Vennero distrutte per volere di Abd el Krimm, uno dei personaggi più interessanti della storia marocchina, che negli anni 20 fondò insieme al fratello la repubblica del Rif, che tenne testa per lungo tempo a francesi e spagnoli e aveva i suoi capisaldi proprio nella distruzione delle torri difensive, per chiudere la saga delle faide familiari e nell’interdizione al consumo del Kif per rendere più forti e integri gli uomini del Rif.
Saliamo tanto, in lontananza vediamo le montagne magiche che abbiamo percorso stamattina, il paesaggio è molto bello con piramidi di roccia che sbucano imponenti fra i rilievi morbidi tutti coltivati a grano. È ormai il tramonto quando arriviamo al primo paese in alto sopra il lago artificiale di Asfalou, ci avvicina un tipo fumato che ci vuole vendere haschish ma una volta capito che non siamo interessati non insiste anche se non capisce perché sono venuto nel Rif. La strada scende fra le spighe mature, si capisce che siamo in una zona di traffici,c’è aria di sospetto intorno a noi e contrariamente al solito nessuno si avvicina ad offrirci ospitalità. Il sole è tramontato e il lago sta diventando nero, ci sono le luci di due villaggi, uno accanto alla diga e uno più in basso vicino a una gola che nella penombra si intuisce spettacolare.
Arriva la notte, si avvicinano dei ragazzi ma si tengono sempre a distanza , c’è un atmosfera surreale tutti ci osservano ma a distanza, man mano che ci avviciniamo al paese le case lungo la via si abbuiano e diventano silenziose, si sente solo l’abbaio di qualche cane afono. Arrivati al fondo valle trovo un fosso pieno di grilli e si scopre che la grande luce del villaggio è una grande villa  a forma di cubo con un cancello enorme, intorno il nulla: una piazza con qualche baracca e un unico locale illuminato. Lego Tambone e sotto gli sguardi attoniti dei presenti sorpresi di tutto, ma soppratutto dalla presenza di Serena, entro nel cafè per mangiare qualcosa, yogurt e cocacola, è un  bar surreale dove una ventina di uomini stanno guardando su un grande schermo una partita di calcio della liga, sono tutti fumati e ridono sgraziati ma non sono per niente aggressivi, chiedo se e dove posso montre la tenda, ma ricevo solo risposte disconesse. Mi si siede accanto un ragazzo diverso da tutti gli altri e improvvisamente tutt’intorno si fa silenzio, è piccolo e vestito in maniera curata tutto di nero, parla sottovoce, ostenta una grande calma ed è estremamente cortese, si presenta e mi chiede se abbiamo ancora fame, mi fa una specie di interrogatorio ma sempre gentile, gli parlo del viaggio e della mia ammirazione per Abd el Krim, ci tiene a sottolineare che i primi mussulmani del marocco sono stati gli abitanti di questa regione, ci invita a dormire a casa sua. Assieme a cinque scagnozzi diventati super riverenti ci spostiamo con Tambone verso la grande villa in costruzione, stanotte saremo ospiti del boss. Serena mi ricorda che non ho pagato al bar, ma il boss mi dice che non è un problema, il locale è suo. È una villa con stanze di lusso super kitch, grandi lastre di marmo sui pavimenti, soffitti di stucco e intonaci brillanti, veniamo accompagnati sulla terrazza dove c’è una camera con tanto di televisione satellitare, anche il bagno è holiwoodiano. Parliamo un po’ della grande villa in costruzione, a fianco della vecchia casa della famiglia, mi dice che da oggi questa è anche casa mia e che qui posso stare quando voglio per quanto voglio e con chi voglio. Ci godiamo la fantastica stellata e poi andiamo a dormire nella reggia del piccolo Escobar nel paese senza nome.