Image Il trabattello di Allah
Il tempo è tornato bello, la città si sta preparando alla prossima stagione balneare e i cantieri aperti sono decine e decine. Si costruiscono tanti palazzoni uno accanto all’altro alti sei otto piani, tutti uguali, dove l’unico vezzo architettonico sono i terrazzi. I ponteggi sono l’antitesi della 626 che vista da qui sembra una cosa assurda, sono travicelli e tavole puntate con i chiodi con cui si sale fino all’ultimo piano, i tavoloni sono pochi, a volte uno che si sposta per tutta l’impalcatura come il bene più prezioso, di corrimano o sponde chiaramente nemmeno l’ombra e si lavora sempre con un solo tavolone anche all’ottavo piano. I più attrezzati hanno dei trabattelli che si reggono sulla ruggine sostenendo quintali di mattoni, a ulteriore conferma della certezza dell’esistenza di Allah. Si costruisce e si restaura quello che la salsedine corrode, è questa la principale attività della città, perlomeno in questo periodo. Nonostante consideri il cemento insieme alla droga, la principale sciagura di questo mondo, ho una grande ammirazione per i muratori, i carpentieri e i manovali e sono orgoglioso di aver lavorato un po’ di anni come manovale.