Image

Image

Image

Image

Image

 

Il Faro che non c’è più
Il paesaggio della baia di Alessandria è dominato dal castello, un possente edificio bianco che si erge sul margine occidentale dove un tempo si innalzava il leggendario Faro. Nella baia il mare è calmo ma oltre la diga foranea ci sono dei grandi cavalloni e le barche dei pescatori sono tutte in porto. Lungo la spiaggia ci sono arenati tanti guzzi slanciati verniciati con colori vivaci, per arrivare al castello si cammina lungo una passeggiata che fiancheggia la diga dove la gente si diverte ad osservare gli spruzzi dei frangenti che si rompono sui blocchi di cemento. Del faro, oltre al ricordo, oggi non rimane  niente, fu costruito per volere di Tolomeo I per indicare il porto di Alessandria ai navigatori dell’antichità, il monumento venne inaugurato nel 283 a.c. ma diventò un vero e proprio faro un paio di secoli più tardi quando sulla sommità venne posta una fiaccola alimentata ad olio la cui luce veniva riflessa in lontananza da lucide lastre di bronzo. Il faro rimase in piedi per ben diciassette secoli diventando una leggenda e la sua forma slanciata, secondo illustri studiosi, ispirò la costruzione dei primi minareti. Il simbolo di Alessandria restò al suo posto sopravvivendo a ogni evento, fino a quando un violento terremoto nel 1303 lo distrusse per sempre riducendolo a un cumulo di rovine. Nel 1480 il sultano mamelucco Qaitbey costruì qui la sua roccaforte sfruttando i resti dell’antico monumento. Oggi il castello perfettamente restaurato e adornato da una gigantesca bandiera egiziana, fa bella mostra di se davanti a noi. È una fortezza grande e molto ben tenuta, all’interno c’è un ampio giardino e un numero impressionante di uffici pieni di impiegati e inservienti dove, almeno apparentemente, nessuno lavora. Dai camminamenti sulle mura esterne della fortificazione si ha una bella vista panoramica, in ogni angolo della fortezza ci sono soldati che si propongono insistentemente come guide improvvisate per arrotondare con qualche pound di mancia. Dalle possenti murature fuoriescono delle grandi colonne di granito grigio che probabilmente facevano parte dell’antico faro, l’interno del castello è imponente ma assai austero, con grandi stanze spoglie illuminate da piccole feritoie per tutti e quattro i piani. Lasciata la fortezza ci spostiamo nella zona dei mercati del pesce dove ormai sono rimasti soltanto pochi pesci per niente invitanti con i quali i venditori stanno preparando delle specie di cacciucchi. La strada va avanti qualche centinaio di metri fino ad affacciarsi sull’altra baia, dove c’è una lunga fila di ristorantini di pesce, però quasi tutti chiusi. Sulla spiaggia ci sono tanti piccoli cantieri navali dove costruiscono grandi barche di legno dalla forma slanciata ed elegante di grandi panfili. Ritorniamo verso il centro passando dal quartiere Anfushi, il vecchio quartiere turco caratterizzato da palazzi fatiscenti che sembrano crollare da un momento all’altro da cui sbucano antenne paraboliche  dappertutto, attraversiamo una zona di mercati di frutta e poi si ritorna verso il centro.