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Il Sinai
Doppia discussione prima di partire per Al-Arish, con il tassista che ci ha accompagnato alla stazione dei bus e con il bigliettaio per caricare i bagagli sul pullman, comunque si parte senza problemi su un pullman mezzo vuoto. C’è una coppia accanto a noi che mi ricorda San Giuseppe e la Madonna, lui avrà almeno cinquant’anni camicione e giacchetto di jeans, lei è tutta velata di nero ma dagli occhi si vede che è giovanissima avrà diciott’anni e poi ci sono le due bimbe, la grande che avrà un anno e poco più e la piccolina di pochi mesi fasciata completamente in una coperta. La campagna a ovest del canale di Suez è rigogliosa e i campi hanno un aspetto inusuale per noi, con delle strisce di terra accumulata su cui vengono seminati i coltivi sopraelevati rispetto al piano del campo che di tanto in tanto viene allagato, un sistema inverso a quello dei nostri solchi, che è tipico del delta del Nilo. Dopo una trentina di chilometri fiancheggiando il canale di Suez dove si vedono scorrere le grandi navi saliamo sul grande ponte Mubarak Peace, costruito da tecnici giapponesi, che attraversa il canale, ha una forma triangolare che ricorda vagamente una piramide e al centro un’ampia e alta campata per far passare i grandi convogli galleggianti. Siamo nel Sinai settentrionale, il panorama cambia di botto su questo lato del canale è subito deserto, tutto è arido e chiaro, dopo un po’ iniziano anche le dune di sabbia che sono più grandi di quello che immaginavo. È una zona comunque densamente popolata con una serie quasi ininterrotta di abitazioni. E’ un luogo difficile da vivere il deserto, rimango sempre stupefatto dai greggi di pecore, capre e dromedari portati a pascolare nel nulla, ma di gran lunga più impressionante è il numero così elevato di persone che vivono in questo deserto fra il nulla e il mare. Un paio d’ore e siamo a Al-Arish, l’ultimo tratto di strada costeggia il mare ormai siamo quasi sul margine orientale del Mediterraneo e Cipro e la Turchia sono vicini. Al-Arish è una cittadina in grande espansione come tutti gli insediamenti visti in Egitto ed è anche un importante centro balneare per il turismo interno. Arrivati al capolinea ci spostiamo nel centro dove troviamo un’ottima sistemazione in un fonduk  economico ma confortevole. La vita scorre tranquilla sembra impossibile che fino a pochi giorni fa, a pochi chilometri da qui si svolgesse una sanguinosa guerra, le vie cittadine brulicano di attività e tante vetrine sono pacchianamente addobbate per la prossima ricorrenza di San Valentine, più tranquillo è il tratto costiero con un’infinita spiaggia piena di conchiglie rovinata dal cemento. In serata una piacevole sorpresa con un cavo volante riusciamo ad avere internet in camera.