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Le Dune
I benzinai pigramente portano sulla via i distributori  con le ruote, anche a Kelibia al mattino il punto più vivo è il porto che qui si trova a un paio di chilometri dal centro, nella zona del mercato del pesce fanno bella mostra due tonni lunghi un paio di metri, alle noste spalle sulla collina che sovrasta la costa il grande forte domina il paesaggio. Camminiamo lungo la scogliera, dove sono frequenti le tracce di antiche cave di pietra, è una zona ricca di ville di ricchi tunisini, tutte molto grandi e pacchiane con pagode archi e grandi cancellate. Si alternano scogliere e piccole spiagge bianche, poi si incontra una spiaggia più ampia dove hanno costruito il mostro italiano, un villaggio valtour imbandierato di tricolori per la visita dell’ambasciatore italiano di Tunisi, la spiaggia è controllata da guadiani e bagnini che non ti fanno entrare, non ti fanno passare se non hai il braccialetto colorato, breve discussione poi con la promessa di non fermarci ci concedono di attraversare il” Truman show” dove un paio di centinaia di connazionali forniti di gazzetta, corriere e novella duemila, se ne stanno tutti appiccicati fra ombrelloni e lettini davanti a un bar che emana una musica sismica. Superato il villaggio ancora qualche costruzione e poi la spiaggia diventa bella e selvaggia, una distesa di dune incontaminata che si tuffa nel mare turchese, è la grande spiaggia di El Mansourah che si sviluppa per oltre venti chilometri fino a Cap Bon. Ci fermiamo davanti alle dune più alte, dove la spiaggia fa una curva e in mare c’è una secca con i resti di un relitto. Il mare è bello e ricco di corrente, intorno alle secche e al relitto ci sono tanti saraghi, giudole, perchie e le solite castagnole. Le dune sono integre ricche di giunchiglie, paglie marine e gigli di mare, sembra un mondo vergine lontanissimo dal casermone del villaggio turistico e invece siamo a pochi chilometri, speriamo che non gli venga in mente di costruirne anche qui. Verso sera la spiaggia comincia ad animarsi, qualche pescatore e un paio di cavalli che galoppano eleganti sulla sabbia compatta, man mano che rientriamo verso il centro abitato la gente aumenta, qui per il ramadan si dorme fino a tardi e poi nel pomeriggio si va al mare per rinfrescarsi ed aspettare il tramonto. Oltre il villaggio dei turisti col braccialetto di plastica c’è una grande calca e guardando le donne costrette dal loro credo a fare il bagno avvolte in mille cenci, mi viene da pensare a come sono diversi nella forma ma ugualmente castranti i due mondi balneari confinati, specialmente per le donne: da una parte chiuse nel recinto le donne ignude col braccialetto colorato, di qua senza recinti ma avvolte dentro i cenci bagnati che impediscono i movimenti. Saliamo verso il grande forte che imponente domina Kelibia e la sua costa, è una fortezza dalla storia lunga e gloriosa, nel quinto secolo avanti cristo i Cartaginesi conquistarono il villaggio berbero posto sulla collina e costruirono il primo grande forte che resistette per secoli a tutti gli assalti, fu raso al suolo dai Romani  nel secondo secolo avanti cristo per evitare che divenisse  una roccaforte ribelle, i Bizantini intorno al sesto secolo ricostruirono un piccolo forte che poi ritornò imponente con la dominazione araba. Tra il tredicesimo e il quattordicesimo secolo divenne un importante centro Sufi e fu teatro di numerosi scontri, e poi Turchi, Spagnoli, Ottomani ognuno dei quali ha aggiunto qualcosa, le ultime modifiche le fecero gli italiani insieme ai tedeschi per installarvi delle batterie di cannoni.
Le mura sono imponenti e ben conservate e al tramonto sembrano ancora più grandi, mi immagino vedette all’erta per i temutissimi pirati cristiani,come a Cosmopoli o a Giglio Castello, le stesse storie e le stesse piante intorno alle mura, le stesse guerre, le stesse maschere divine.
Il sole pone alle spalle di Kelibia, mentre dai minareti iniziano le nenie serali.