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Un mattino nei campi
Si lavora con internet tutta notte, poi ai primi chiarori del mattino si esce per fare un giro nei coltivi dell’oasi, ci accoglie un’alba pallida il sole è avvolto nelle nuvole informi e grigie, la temperatura però è finalmente piacevole. Ci incamminiamo a ovest del paese e salendo su una delle tante colline di terra rossa si vede che c’è già un discreto traffico di carretti in direzione dei campi, mentre si sale le volpi si allontanano, ne vedo diverse, almeno cinque, ma a giudicare dalle tracce sono sicuramente di più, anche su questo rilievo ci sono tracce di una necropoli del passato e resti di teschi e ossa varie sbucano un po’ da tutte le parti, ci sono decine di tombe comuni interrate, costruite in mattone crudo, dove fra i resti dei vecchi abitanti le volpi hanno costruito le loro tane. Scendendo dal poggiolo si passa da un cimitero più recente con le tombe sempre costruite in mattone crudo e fango, rispetto al classico Camposanto Islamico le tombe sono più elaborate e soprattutto hanno delle lapidi con inscrizioni. Le coltivazioni partono dai limiti del paese e si sviluppano fitte per un paio di chilometri a fianco del grande palmeto, finché le dune di sabbia del deserto non le stoppano bruscamente, ci sono soprattutto campi di grano ma anche cipolle e le immancabili distese verdi di erba per gli animali. Siamo nel pieno della mietitura che qui viene effettuata ancora a mano con il falciotto avanzando in ginocchio fra le basse spighe di grano, alte circa settanta centimetri; è un lavoro lento e faticoso sopratutto per la posizione e gli uomini che avanzano ad altezza spiga sono resi ancora più mimetici dai cappelli di paglia. Lungo le vie che seguono il fianco dei numerosi canali, cominciano a passare le donne che portano il convio agli uomini, portando sulla testa le tipiche borse di paglia colorate. Fra le tante coltivazioni ci sono anche dei campi di zucche allagati dove zampettano gli ibis, gli uccelli sono tanti e si concentrano intorno ai canali musicandoli con il loro canto, il terreno intorno ai canali è ricco di sale, a volte la concentrazione salina non consente di coltivare questi campi di terra rossa strisciati dal bianco del sale che si solidifica in una crosta a forma di bolle, comunque la maggior parte della campagna è fertile e coltivata a grano. Avvicinandosi al palmeto si incontrano le stalle, sono tante tutte vicine e formano come un piccolo villaggio costruito con blocchi rossastri di fango e sale, questi muri sono tutti irregolari e morbidi, si vede bene che il fango è stato modellato con le mani, ma anche qui le cose stanno cambiando, le murature tradizionali cominciano ad essere sostituite da strutture di blocchi di pietra bianca murate con il cemento. Si incontano diversi canali alimentati da numerose  sorgenti quasi tutte calde e ferrigginose, la distribuzione delle acque viene effettuata con un’intricata rete idrica e quando è possibile le acque calde vengono miscelate con le preziose e rare fresche, queste stazioni di smistamento assomigliano agli scambi di una stazione dei treni e sono fatte con fango argilloso, legno e pietre, oltre a portare l’acqua a destinazione la fanno anche raffreddare evitando così danni alle colture. Il palmeto lascia il posto ai campi verdi con le  mucche al pascolo e gli ibis tutti intorno che ricordano il delta del Nilo, a lavorare nei campi ci sono soprattutto gli uomini, mentre le donne vanno avanti e indietro nei viottoli portando sulla testa  le borse di paglia e trasportando a forza di braccia i bidoni dell’acqua e i contenitori di latta con cui trasportano il latte appena munto, spesso sono adornate con bracciali e orecchini d’oro, hanno sempre il volto scoperto e, a differenza delle donne delle altre oasi visitate, sono sorridenti e cordiali. C’è un gran lavorare silenzioso in questa campagna, gli uomini che raccolgono l’erba medica, poi la trasportano con un cestone strapieno sulla schiena che li fa sembrare alberi con le gambe, ci sono anche tanti bimbi a lavoro, i maschi aiutano nei campi e guidano i carretti mentre le bimbe accompagnano le mamme alle sorgenti a alle stalle. Assistiamo a tante belle scene tra cui quella di una mamma con la sua bimba che si tiene alla manica del camicione multicolore, che se ne rientrano al villaggio canticchiando dopo aver portato la colazione nei campi agli uomini di casa. Con il sole ormai alto si rientra in paese, il caldo è feroce e rende impegnativo anche camminare, seguendo il ritmo dell’oasi ci rintaniamo all’ombra per poi riuscire al ponere del sole.

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