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Rispediti al mittente
Partiamo con un collettivo per Rafah con l’intenzione di entrare nella striscia di Gaza per capire meglio quello che sta succedendo e per dare una mano. Siamo in contatto telefonico con Vittorio Arrigoni, l’attivista pacifista di guerrillaradio unica voce italiana da Gaza nei giorni dell’operazione piombo fuso. Conoscere Vittorio è un ulteriore motivo per entrare nella striscia, mi farebbe tanto piacere parlarci. Al posto di blocco prima di Rafah svanisce il sogno di entrare, i militari egiziani ci fanno scendere e ci rispescono indietro, attraversiamo il breve tratto di deserto che divide le due carreggiate da e per Rafah accompagnati da tre militari, il capoccia non è che sia molto simpatico, quando vede che mi diverto ad osservare le grandi formiche che camminano sull’asfalto si avvicina con fare da bullo e le schiaccia calpestandole. Aspettiamo qualche decina di minuti poi ci fanno salire su un collettivo e si ritorna a Al-Arisch dove si apprende che nonostante la tregua concordata fra Hamas e Israele gli scontri continuano, se prima era complicato entrare nei prossimi giorni lo sarà ancora di più, domani si torna al Cairo. Nella piazza del paese ci sono ancora un po’ di scalpellini, se ne stanno seduti sul marciapiedi in attesa di richieste di lavoro con il loro corredo, una mazza, un mazzolo e qualche scalpello tenuti insieme da due fasce elastiche fatte con i resti di camere d’aria dei pneumatici. In serata mentre si sta mangiando il rumore di un aereo militare inghiotte tutti i suoni, per un attimo tutto sembra fermarsi, anche il respiro, poi tutto ricomincia fra sorrisi e voglia di allegria che si propaga veloce come per esorcizzare la paura.