Esami del sangue e cacca nel bussolotto, visita alla stazione ferroviaria (unico angolo della ville nouvelle senza traffico) per vedere gli orari dei treni diretti a Meknes, andiamo a vedere una bella mostra fotografica di un iraniano e poi si torna alla Medina. La cosa più assurda delle città marocchine è che le attività concorrenziali sono tutte in fila, è rimasto il concetto dei souk, ci sono i ristoranti tutti con lo stesso menù attaccati l’uno all’altro, poi i negozi di scarpe, le cremerie e via dicendo. “Ittalliano ancora quì?” “ la mulo dove sta? ” “Compra da me 00 prima qualità” me lo sento ripetere a sfinimento lungo la via da El Djedid a El Bali. Però la Medina è affascinante ti passano davanti migliaia di facce diverse e persone abbigliate nella maniera più disparata, la signora con il burka nero da cui non traspaiono nemmeno gli occhi, il punk a bestia ormai perso per sempre, le guide turistiche col cartellino dal falso sorriso stampato sotto sguardo acido, la ragazza appena uscita dall hamman che cammina con la testa fra le nuvole candida e sorridente avvolta in un profumato kaftano turchese con in mano il sacchetto nero dei panni sporchi, e poi ancora gente all’infinito in questo fiume caotico di magma umano; chissà quanti pensieri nascono e si avvinghiano in questo marasma, quanta diversità, quanta potenza, quanta bellezza e quanta bruttezza …quanta umanità.