Monthgennaio 2009

Marted?¨ 6 gennaio 2009 Alessandria ‚Äì Egitto

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Il moccio detergente
Usciamo di casa all’ora che ultimamente si rientrava, per andare alla stazione dei pullman, il pullman per Alessandria però è al completo quindi prendiamo un taxi, un peugeot 504 station wagon a otto posti, la bauliera si chiude con la corda e i finestrini rimangono aperti, ma incastrati come acciughe si parte. L’autista è uno spettacolo, la versione sahariana del mitico capitan trinchetto. Esce l’alba, il sole gigante davanti a noi rende impossibile la guida al capitano che scende a pulire il vetro con un pezzo di carta, ma il risultato è…se prima vedeva poco dopo questo pastone non vede niente, infatti dopo poco ripete l’operazione che viene un po’ meglio, alla fine un ci vede un cazzo lo stesso ma nel frattempo il sole si è alzato e quindi si riparte. Fa un freddo boia perché dai finestrini entra un vento gelido, la strada è tutta dritta ma andiamo a una cinquantina di chilometri all’ora di media. Trinchetto è un personaggio, fuma mentre biascia e sputa semi di zucca, col fazzoletto, che è lo stesso foglio usato per il parabrezza, ci si soffia il naso e con la polvere impastata al moccio con fare da chirurgo ci si pulisce gli occhiali, poi si ferma in un punto di ristoro, si piglia un the, si fa accendere una shisha e si mette a sfumacchiare, dopo una ventina di minuti e solo dopo ripetute chiamate, un po’ scocciato si decide a ripartire. La strada è un infinito rettilineo tra sabbia e mare, passiamo anche davanti al Sacrario italiano dedicato ai militari caduti nella battaglia di El Alamein, la costa è un’infinita sciagurata distesa di cemento, stanno costruendo sulle dune delle vere e proprie città, lo schema è sempre quello già visto in Marocco e Tunisia: aeroporto, stradoni e alberghi sulla costa, e ai margini è nato un villaggio di baracche  per gli operai. Ancora una sosta, questa volta il nostro comandante fra le risate nostre e degli altri sei disgraziati stipati nella macchina, esce con la sua bottiglia dell’acqua per dare una concimatina al deserto, rientra dopo poco con aria compiaciuta e con l’acqua nella bottiglia allo stesso livello. Le costruzioni aumentano sempre di più, siamo ancora lontani ma in pratica è già la periferia di Alessandria. Siamo anche sul margine occidentale del grande delta del Nilo, è un insieme di lagune salmastre ricche di canneti dove si vedono tanti aironi, ci sono anche tanti impianti petrolchimici, in alcuni momenti sembra di camminare in una strada in mezzo al mare, in altri si passa dentro delle vere e propeie saline. Un nastro asfaltato circondato dal mare solo poche decine di centimetri poco più in basso della strada, ci porta alla stazione dei taxi, da qui con un vecchio fiat 125 ci spostiamo in centro passando anche accanto alla nuova ma già famosa biblioteca di Alessandria. Siamo qui per cercare di risolvere il problema delle macchine fotografiche e dopo una serie di tentativi finiamo nella bottega di un riparatore, è un uomo dai modi gentili e la lunga barba grigia da profeta, ma i problemi non vengono risolti, ci rimane da provare il Cairo o forse Port Said. Alessandria è una metropoli il centro è quello di una città europea, è un ambiente totalmente diverso da quello di Marsa Matrouh molto più occidentale e frenetico e pieno di negozi e ristoranti all’occidentale, anche la guerra nella striscia di Gaza, vissuta con grande coinvolgimento a Marsa Matrouh, qui sembra non esistere. Approfittiamo del tempo a disposizione per andare a vedere il Serapeo e la famosa colonna di Pompeo, un’enorme colonna in monoblocco di granito alta trenta metri risalente al periodo romano. Il Serapeo era il tempio più importante della Alessandria Tolemaica, Serapide era la divinità più importante della città, una dea promiscua che univa più culti inventata proprio dai faraoni macedoni. È un complesso molto grande circondato da tanti palazzacci di periferia, l’attenzione è catturata dalla grande colonna e da due sfingi di granito prelevate dai reggenti di Alessandria nell’antica città egizia di Heliopolis. Ci sono i resti di tante enormi colonne e un po’ di statue ma la parte più interessante è quella sotterranea dove si trovano il santuario e la biblioteca considerata all’epoca la seconda più grande di Alessandria e del mondo, ma a differenza della maggiore, consultabile da tutti e grazie a questa opportunità il Serapeo divenne uno dei poli culturali più importanti dell’antichità. A poca distanza si trovano le catacombe di Kom Ash-Shuqqafa che la guida decantava molto belle ma in reltà si rivelano una delusione, solo pochi loculi, la parte più interessante è una tomba con tre sarcofagi risalente al periodo romano dove ci sono raffigurate le tipiche divinità promiscue di questa città che univano idoli egizi, greci e romani in personaggi unici. Siamo poco fuori dal centro ma si respira tutt’altra atmosfera i vicoli sono sporchi e confusionari e l’abbigliamento della gente è quello di veli e tonaconi. C’è una grande confusione, attraversare le strade è sempre un’avventura, per i tram e per il gran traffico dominato da centinaia di taxi gialli e neri quasi esclusivamente vecchie fiat 125. Ormai cala la sera, passiamo davanti all’anfiteatro e poi ritorniamo a Marsa col bus. A tre quarti del percorso si comincia a sentire un gran puzzo di fumo, il pullman sta prendendo fuoco. Ci fermiamo, si è rotto un tubo ed è tutto allagato d’olio, bisogna aspettare il pullman successivo che passa dopo un’ora, carica tutti e ci porta a Marsa Matrouh.
 
   

Luned?¨ 5 gennaio 2009 Marsa Matrouh ‚Äì Egitto

Image  Risponde Anarchia
Mi risponde la rivista anarchica che mi dice che pubblicherà un mio pezzo, sono contento.
Domani si va ad Alessandria a vedere se si riesce a sistemare le macchine fotografiche e poi voglio vedere la gande città come vive la guerra.
 
   

Domenica 4 gennaio 2009 Marsa Matrouh – Egitto

Image  “Fuck you” e “Give me money, please”  
Si respira sempre più rabbia, è il sentimento più denso che aleggia, più del dolore e più della paura, un malessere diffuso che si stratifica e si ispessisce sommando accumuli di frustrazioni e soprusi. Un ragazzino mi grida “fuck you” e scappa spaventato da se stesso, dal suo istinto irrequieto che mal controlla, però i suoi occhi allagati e allargati di paura, scintillavano di coraggio, era luce di rabbia che per quanto pericolosa e malsana è espressione di vitalità. Molto meglio un “fuck you” in fuga che un accosto, servile e smidollato di “Give me money, please” la versione anglofona e ancora più antipatica del “donne moi l’argent” marocchino e tunisino. “Give me money, please” la via più semplice forse, sicuramente quella che ti trasforma in accatone, uomo vagone che marcia lungo la ferrovia del mondo dei servi, quella che, se ti va bene, della locomotiva puoi ambire solo a vedere il culo. La via, quella scelta senza scegliere dai tanti soldati che in compagnia del vuoto dei loro occhi spenti se ne stanno immobili piantonando le caserme dentro le loro tristi divise dal colore di lutto. Appena più che bimbi educati dall’infanzia a un mondo di servi e padroni e autodestinatisi al ruolo di servi, con la sola ambizione di sopraffare un servo più servo. Una scelta per fame e ignoranza che sembra la migliore proprio come “Give me money, please” e poi senza capi’ com’è andata ti ritrovi a punta’ il fucile contro un tu’ parente che sta scappando da casa sua perché gli tirano le bombe in capo, fuck you.
Parafrasando Bufalo Bill di De Gregori, fuck you può scartare, give me money please no.
   

Sabato 3 Gennaio 2009 Marsa Matrouh – Egitto

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Souk Libia
Finalmente una giornata di sole, sulla spiaggia i bimbi giocano a pallone e qualcuno fa anche il bagno naturalmente vestito come usa qui, alla fine della spiaggia verso ovest ci sono gli ormeggi dei pescherecci che con la bassa marea si adagiano sul fondo. Su una barca con la Ka’hah (il cubo nero della Mecca) disegnata sui due lati della prora ci sono delle persone che stanno sistemando le reti in attesa di partire con l’alta marea, gli chiedo se posso uscire con loro a pesca  ma mi spiegano che non si può perché la polizia non vuole che portino turisti o comunque stranieri. Ci spostiamo verso Souk Libia, il mercato che è come sempre la parte più colorata e viva di ogni città o paese. I banchi policromi e profumati della frutta e della verdura mettono di buon umore, così come la fiumana caotica ma pacifica di uomini, donne e bimbi, tutti sempre attenti alle urla aggressive dei piloti dei carri che con cipiglio da conduttore di quadriga del circo massimo di Roma, conducono fra i vicoli congestionati le loro sgarrupate vetture al traino di ciuchi scoloriti e frenetici, tutti acuminati da un  abulica espressione equina di rassegnata sconfitta. Falsi e bercianti come tutti i mercatai, i venditori riempiono il souk di proclami strillati e favori bisbigliati e le donne che vivono questo rito becero e falso come un’illusione di corteggiamento ammiccando falsamente austere da dietro i chador.
Africa e Oriente si miscelano nel caos armonico di questo souk ricoperto da teli lisi e ombrelloni sponsorizzati, prevalentemente è un mercato ortofrutticolo dove spiccano per dimensione cavoli e fragole, ma qui si vende di tutto dalle sezioni di copertone usato, alle mucche che insieme ai vitelli e alle pecore attendono pacifiche sui cassoni dei pik up. Andando avanti si incontra il mercato del pesce dove fra i tanti pesci dall’occhio albino spiccano dei bei totani che a breve diventeranno un risotto. Nel centro i cafè sono affollati dagli uomini venuti da fuori per il souk che si fermano per concedersi the e shisha, mentre le donne aspettano sedute nei cassoni dei furgoni telonati lontane dagli sguardi indiscreti. Le televisioni ormai sono fisse sui canali che trasmettono le notizie da Gaza e alle pareti dei locali stanno aumentando le bandiere egiziane. Nella striscia è sempre più guerra.
 
   

Venerd?¨ 2 Gennaio 2009 Marsa Matrouh ‚Äì Egitto

Image  Con la guerra in testa
Le notizie da Gaza City hanno preso il sopravvento su tutto, passo la nottata a leggere e vedere orrore e a schifarmi per le reazioni ipocrite del mondo tutto, compreso il silenzio di Obama. In questo internet point che sa di centro sociale ormai mi sento a casa anche perché ci passo intere nottate, quando rientro a casa è ormai giorno, dopo una robusta colazione vado a letto e quando mi sveglio è torna notte.
 
   

Gioved?¨ 1 gennaio 2009 Marsa Matrouh ‚Äì Egitto

Image  Tutto il mondo è paese
Il duemilaotto è finito, è stato un anno rivoluzionario e intenso pieno di emozioni e soddisfazioni, il duemilanove credo lo sarà ancora di più, l’inizio però è in tono cupo, è la prima volta che respiro la guerra e l’impotenza davanti a tanto delirio mi crea nausea.
Il tempo è variabile ma prevalentemente nuvoloso, c’è vento forte e il mare è mosso, nella laguna di Marsa comunque rimane sempre bello, specialmente quando filtrano squarci di sole.
Invece di scrivere sto guardando una telenovella egiziana, la cosa grave è che mi piace, mi diverte questo mondo della televisione spazzatura così diverso dal reale, ma anche così tanto egiziano, queste donne televisive delle metropoli egiziane emancipate e piene di tormenti amorosi, ma sempre molto inschallah e poi distrae dalla guerra.
La tv del non pensare e i muezzin apocalittici, sembra di essere in Italia.    
   
   

Mercoled?¨ 31 dicembre 2008 Marsa Matrouh ‚Äì Egitto

Image  Che fortuna avere un forno
È quasi l’alba quando vado a letto, tempo brutto e fa freddo il panaio si è addormentato appoggiato al forno mentre i barboni sui marciapiedi aggomitolati sotto le coperte sono così rannicchiati che  sembrano svaniti. Alla moschea c’è gente che prega, ma le litanie mattutine sono disperse dal vento teso che arriva da nord e ha fatto montare una mareggiata. La guerra è diventata uno spettacolo televisivo e arrivano immagini sempre più raccapriccianti, vorrei andare nella striscia per capire ma è molto complicato.  
   

Marted?¨ 30 dicembre 2008 Marsa Matrouh ‚Äì Egitto

Image  Discorso alla nazione
Il presidente Mubarak dalla televisione parla alla nazione, sembra un documentario dell’istituto luce sul fascismo, invece è una diretta, il tono è autoritario e protettivo, direi ben recitato.
Cosa dice non lo capisco ma lo intuisco e a internet ne trovo conferma.
Guardandomi intorno vedo che la maggior parte della gente è troppo occupata ad arrivare in fondo alla giornata per pensare ai disgraziati di Gaza, ma in tanti schiumano rabbia contro Israele, l’America, l’Europa e le posizioni “moderate” di Mubarak non piacciono, però ci si lamenta in silenzio, del resto è comprensibile ogni dieci persone c’è un poliziotto.
 
   

Luned?¨ 29 dicembre 2008 Marsa Matrouh ‚Äì Egitto

Image  Analisi 
Piove e fa freddo, la religione cavalca l’ingiustizia e la vergogna di questo mondo ipocrita che sta collassando su se stesso. La finzione planetaria disgusta e non da speranza e la gente si affida ad Allah.    
 
   

Domenica 28 dicembre 2008 Marsa Matrouh – Egitto

Image  Se fossi Arabo mi guarderei in cagnesco
Tempo bello, la gente è arrabbiata e cova rancore, si sta preparando un massacro e sembra che sia  cosa  normale, le televisioni trasmettono notizie e immagini di morte, non capisco niente di arabo, ma la televisione di stato è molto studioaperto, al Jazera va in diretta ventiquattrore su ventiquattro e le televisioni religiose spingono alla mobilitazione di massa. Non è piacevole sentirsi respirare nemico, ma se fossi arabo mi guarderei in cagnesco, forse peggio.