CategoryGennaio 2008

31 gennaio 2008: AGADIR – MAROCCO

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Mi sveglio presto e mi avvio sulla strada principale dove passano i bus, vengo subito avvicinato da un paio di procacciatori di biglietti, attendo qualche minuto in compagnia di due donne completamente velate, e di un contadino con una zappa e un enorme balla d’erba, finché non arriva tutto cigolante il bus. Si monta al volo, nel bagagliaio ci sono anche un paio di galline e un tacchino spaurito. Il pullman è pieno e super sudicio trovo un posto fra resti di cibo e vomito secco anche i marocchini di solito impassibili si lamentano del puzzo. Più che un bus sembra una zaccarena, è un azienda famigliare il babbo guida il pullman, un figlio, il più grande, biglietta l’altro carica i bagagli e chiacchiera con la gente e sparge con una bottiglia un po’ di sapone liquido sullo sporco ammontinato.
Dopo un paio d’ore s’arriva a Iznegane è la terza volta che mi ritrovo qui, la solita trattativa sul prezzo, ma questa volta meno insistente, forse sto diventando un po’ marocchino, e poi gran taxi fino ad Agadir.
Il lungo mare è molto “Americano”Albergoni bianchi, Palme e turisti abbronzati .
Mi sposto all’interno lascio lo zaino in un alberghetto nel Talborjtil Quartiere popolare e poi vado a vedere la grande spiaggia. Agadir è completamente diversa rispetto alle altre città marocchine. Un terribile terremoto nel 1960 ha distrutto la città vecchia e la nuova è stata costruita sullo stile di una moderna città occidentale, qui non c’è la medina le strade sono larghe ci sono viali alberati e grandi giardini. Dietro la spiaggia ci sono tanti ristoranti frequentati da europei e ricchi marocchini, qui la gente è vestita in maniera diversa, gli uomini sono vestiti tutti all’occidentale e anche la maggior parte delle donne.
La spiaggia è enorme non finisce, si perde nell’orizzonte verso Sud.
E’ un posto turistico e non mi piace però avevo proprio voglia di mare. Ci sono tante persone diverse su questo arenile, ci sono le donne marocchine vestite in maniera tradizionale e le ragazze che giocano a racchettoni sulla spiaggia col vestitone lungo, turiste europee seminude, ragazzi marocchini con mute piene di scritte che giocano con surf, kite e moto d’acqua, ci sono i poliziotti con la faccia cattiva vanno avanti e indietro con i quad controllando le licenze degli ambulanti e quelli più altezzosi a cavallo che trotterellano fieri riempiendo la sabbia di cacate equine, giusto per dare un tocco di sicurezza e disciplina .
I pomposi stabilimenti balneari sono territorio di caccia dei coreografici cuccadores marocchini che stondano slavate turiste pellancicose, mentre la spiaggia libera se la contendono i “gabibbi” (venditori di frati).
Ho voglia di silenzio, cammino qualche chilometro ma quando arrivo nella parte disabitata la polizia mi manda indietro è zona militare e non si può andare avanti.
Con il fare della sera arriva la bassa marea e la spiaggia si allunga specchiandosi sulla battigia, sulla sabbia vengono disegnati decine di campi di calcio, i ragazzi arrivano sul compatto arenile direttamente in bicicletta per giocare interminabili partite.
La cosa più triste sono gli enormi scavatori e i camion che stanno sbancando per costruire nuovi alberghi sulla spiaggia.
Ritorno in città per andare a vedere il porto peschereccio, è più complicato del previsto, c’è un muro controllato da guardie che divide i due mondi e per entrare al porto bisogna passare un controllo di polizia ed uscire entro le 18 .

Faccio un giro veloce fino al porto dove ci sono le piccole barche stile Tarfaya e tantissimi (centinaia) grandi pescherecci oceanici “Paranze”.

I colori scuri dominano tutto, montagne di reti fanno da giaciglio per tanti pescatori accampati sulla banchina, alcune anziane donne preparano il the su un focolare dove bruciano pezzi di staminare marce, appena dietro il muro ci sono le banchine acciaio e cristallo della marina reale, sono poche decine di metri ma qui siamo in un altro pianeta e in un’altra era.
Il tempo è gia scaduto quando torno al di là del muro, pochi passi e mi ritrovo a passeggiare fra europei e ricchi marocchini non posso fare a meno di confrontare l’intensità degli sguardi della gente del porto e la “polpolessaggine”che regna in questo “struscio” marocchino. Chiudo la giornata con una grande mangiata di pesce.
   

30 gennaio 2008: TIZNIT – MAROCCO

 
 Dopo una lunga sosta a Tiznit per ordinare e spedire materiale, mi rendo conto che ogni tanto bisogna che mi fermi per sistemare il materiale e idee, se no le cose si accavallano e diventa tutto più complicato anche in un viaggio così libero ci vuole disciplina.
La voglia di mare è forte, averlo così vicino, da Tiznit dista solo 17 chilometri, e non vederlo è una tortura, domattina vado ad Agadir, solo un giorno per poi ritornare a Marrakhech, ma un giorno al mare.
   

29 gennaio 2008: TIZNIT – MAROCCO

 
 Finalmente ho finito, vado a internet convinto di spedire e partire nel primo pomeriggio invece siamo alle solite. Decido di fare un giro per la medina oggi c’è un grande mercato ci sono banchi assurdi c’è anche chi vende i campanelli usati delle biciclette, ma chi fa furore è un venditore di calcolatrici ce n’ha due scatoloni enormi, ha una montagna di calcolatrici nuovissime e le vende a due soldi. Ci sarebbero da fare tante belle foto al mercato, ma le persone non vogliono essere fotografate, le scene più belle sono davanti all’hamman delle donne dove, avvolte in veli multicolori, le grasse signore di Tiznit, pazientemente aspettano il loro turno chiacchierando.
Mi sposto nella zona dei bus per controllare gli orari e mi fermo a mangiare in uno sgangherato locale, chiedo du’ ove fritte, ma il proprietario prendendomi per un morto di fame, mosso da mussulmana pietà, mi regala anche un piattone di verdure e un pezzo di carne. Bello satollo mi gusto lentamente un the alla menta completamente immerso in questo caldo e indolente pomeriggio africano.
   

28 gennaio 2008: TIZNIT – MAROCCO

   Ho voglia di mare, faccio una gran fatica a rimanere fermo qui ma devo scrivere dei testi e sistemare foto e poi spedire via internet che è sempre la cosa più difficile, ci vuole sempre un sacco di tempo perché la connessione salta di continuo. Faccio un giro per il mercato coperto profumato di spezie e colorato di frutta dove ci sono gli inquietanti banchi dei macellai con le teste decapitate delle capre che ti guardano ad occhi spalancati, il vicolo dei macellai è proprio il reparto cadaveri. Ormai sono di paese quando entro nel mio bar preferito il proprietario mi sorride e senza chiedere niente mi prepara il solito frullatone di banana. Riprovo a inviare, ma non c’è niente da fare, quindi torno a scrivere, sulla via del ritorno converto la voglia di mare in una grande frittura di pesce. 
   

27 gennaio 2008: TIZNIT – MAROCCO

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 Giornata tranquilla passata a scrivere, nel pomeriggio faccio un giro in paese c’è fermento per la Coppa d’Africa, alle 18 gioca il Marocco, è la sfida decisiva se perde va fuori, tutti i bar si sono attrezzati per l’evento e quelli che hanno la televisione grande fanno pagare il biglietto, per il Marocco si mette subito male e poi peggio, mentre il Ghana si appresta a trionfare il barista bigliettaio deluso frulla per la via tutti i biglietti che aveva preparato per le sfide future.
Tiznit è un posto tranquillo e accogliente che si addormenta presto, esco da internet e non c’è più nessuno in giro, incontro solo una giovanissima mamma con un bimbo piccolo piccolo che si sta preparando il giaciglio sul marciapiede.
   

26 gennaio 2008: TIZNIT – MAROCCO

 
Faccio un giro nella medina, è molto tranquilla non ci sono turisti, ma quelli che potremmo definire nuovi coloni, ci sono tanti pensionati europei che svernano qui, alcuni vi ci sono proprio trasferiti e sono felicissimi della loro scelta.
Il reddito mensile medio di un lavoratore marocchino non supera i 200 euro e con questi diciamo che si manda avanti una famiglia, è chiaro che un pensionato, o meglio una coppia di pensionati europei qui vive alla grande permettendosi un tenore di vita impensabile nel proprio paese, stando al caldo e al mare, inoltre sono ben visti perché spendono molto.

Il potere d’acquisto crea nuovi flussi migratori, si va verso un’Africa di vecchi europei e un’Europa di giovani Africani.

Certo che se tutto questo denaro di provenienza europea, dei Pensionati e dei lavoratori Africani, venisse ben investito, in Africa ci potrebbero essere delle prospettive di sviluppo interessanti per questo Continente e per lo stesso motivo preoccupanti per l’Europa.
Io credo che una comunità sana abbia bisogno delle persone di tutte le età, come non è sano vedere i paesi nel deserto abitati da nonni e bambini, allo stesso modo è monca e triste una famiglia senza nonni, da sempre filo di congiunzione fra le generazioni. La nostra Isola è un posto benedetto dai privilegi di una natura estremamente benevola, tale da permettere una socialità sana anche in questo “mondo difficile”.
L’Elba è un luogo abitato da tanta bella gente saldamente radicata nel “fero” e nel granito, queste preziose radici che vanno curate e concimate e consegnate forti alle generazioni future, perché le radici sono più potenti di qualsiasi scudo spaziale e non temono nessuna sorta di mangiafoco.
   

25 gennaio 2008: TIZNIT – MAROCCO

  Giornata “domestica” dedicata al lavaggio dei panni e ha scaricare le foto. 
   

Gioved?¨ 24/01/2008 – TAFRAOUTE – TIZNIT

 

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 Mi alzo presto: ho voglia di granito! salgo su un cucuzzolo chiamato Chapeaux de Napoleon che assomiglia a San Bartolomeo visto da Chiessi. Sentivo la nostalgia della roccia regina della mia Isola, poi le notizie che arrivano dall’Elba sono positive sia sul fronte delle Domeniche del Granito che su quello dell’Isola dei Bimbi. Salendo c’è una grotta che sembra quella di Cavoli, invece sotto l’ultimo sperone ci so' dei muri a secco che ricordano “Le Mure” e alcune Coti quasi cilindriche richiamano alle Colonne di Cavoli.  E’ un granito come quello del Tambone : quarzoso e senza verso, c'è tanta
“Cote Morta” e Sabbione e infatti ci piglio anche un discreto rufolone.
Arrivo sulla vetta dopo un paio d’ore, sono salito lento lento godendomi il paesaggio di queste valli e immerso nei ricordi Isolani. Dall ‘alto si domina una pianura praticamente desertica, il paesaggio è biblico mi ricorda il deserto Giordano, scendo a valle e trovo un acquedotto abbandonato come quello che non ho potuto visitare, ma anche in questo non riesco a scendere, però trovo una scala che scende in una grande cisterna anche questa secca, per avere l’acqua da queste parti c’è bisogno di lavoro costante. Tutto va conquistato con grande sacrificio e tutto è assolutamente precario, bisogna avere uno spirito quasi mistico per vivere in queste terre aride.
Ritorno alla scuola, la scuola sotto la grande Cote, mi sembra perfetta per la terzo contatto di “Base Elba ” gli insegnanti come al solito si dimostrano gentili e mi danno anche le dritte per raggiungere le rocce colorate. Alla scuola mi hanno detto che dovevo camminare un ora e mezzo per arrivare alle rocce dipinte, è gia parecchio che cammino ma un vedo nulla, è comunque un deserto bellissimo con graniti dalle forme più varie ma a differenza di quello di sabbia è vivo. Ho visto qualche falco, una lepre e delle grandi lucertole gialle, grandi come un lucertolone, velocissime che saltano anche in salita. Finalmente in lontananza scorgo le rocce colorate, prima vedo una cote grande macchiata di celeste, poi altre rocce con colori più vistosi, sono distribuite in un area molto grande più o meno come da Pietra Murata alle Piane della Prigione. E’ un opera particolare realizzata da Jean Verame un eccentrico artista belga che nel 1984 colorò le rocce usando 18 tonnelate di vernice con l’aiuto di una squadra di pompieri Marocchini.Sono curioso di vederle da vicino ma penso anche che se venisse un belga a pitturà le Coti della mi Isola sai che calci in culo….E’ un ambiente che sa di “peyotai” ma è innegabile che sia molto suggestivo, anche se sono soltanto a un paio di ore dal paese, il fatto di essere solo in questo silenzio rende tutto molto suggestivo. Mi piacerebbe aspettare il tramonto per vedere come cambiano i colori ma devo rientrare in paese. Ritrovo il mio “socio“ e lo vedo strano, dovevamo andare a Taurodannt ma dice che non ci si può andare perché ha problemi con una banca e che andiamo ad Agadir. Mi chiede anche dei soldi, dice che ha problemi col babbo, la mamma e il fratello, decido che è ora di dividersi. Anche se avevo intuito che era un tipo strano, ci rimango male, per rilassarmi guido veloce lungo la sdrada tortuosa che conduce a Tiznit, l’ultimo tratto ricco di dossi è particolarmente divertente, inizia la campagna coltivata e poi il paese, ci salutiamo in questa cittadina dall’aria rilassata. Tiznit ha una grande cinta di mura che circonda la medina e una piccola villa nouvelle a fianco, il clima è eccelente, si sente l’influsso del mare, mi sistemo in un alberghetto e decido di fermarmi qualche giorno per mettermi in pari con testi foto e mail varie.
   

Mercoled?¨ 23/01/2008 – QUARZAZATE – AIT BENHADDOIT – TAFRAOUTE

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 Lasciamo Quarzazate e ci spostiamo ad Ait-Benhaddoit che è una una Porto Cervo del deserto Marrocchino, bella ma finta.
E’ stata infatti quasi tutta ricostruita per girarci dei film, gli abitanti sembrano quasi degli intrusi, è l’unico paese del Marocco dove ho visto i cestini per la spazzatura. Il panorama che si gode da qui è comunque superbo, si domina un deserto dai mille colori e le vette innevate dell’Atlante, anche l’attraversamento del fiume per raggiunge l’agglomerato è molto scenografico.
Lasciamo la zone delle oasi e iniziamo ad attraversare l’Anti Atlante, sono zone bellissime, aride e selvagge, non ci sono insediamenti umani per decine di chilometri e anche il traffico è pressoché inesistente.
Si attraversano diversi valichi sui 1500 metri di quota, poi iniziamo a scendere verso una zona pianeggiante ma sempre desertica. Qui non ci sono turisti e nemmeno arabi, solo berberi duri e spigolosi, si respira ostilità, ci fermiamo a mangiare qualcosa. ci sono simboli berberi sui muri e nelle rocce c'è un'atmosfera che ricorda l’interno della Corsica ma l’ambientazione è molto meno famigliare. Si prosegue nel deserto di roccia, sono zone poverissime, ogni tanto si incontra un gregge di capre o qualche persona a piedi, diamo qualche passaggio, lasciandoli poi in luoghi senza vie apparenti da dove si avviano nel nulla. Offriamo un passaggio ad un nonno con la nipote, villaggi Berberi, queste zone sono molto povere e i giovani vanno a cercare lavoro verso la costa di Casablanca o, ancora più frequentemente in Europa molto ambita per via del cambio estremamente favorevole. Quindi si vedono spesso bimbi con i nonni, nei paesi ci sono pochissime persone fra i 20 e i 40 anni e i bimbi sono tirati su dai nonni che sono sempre molto affettuosi. Penso allo shock che subiranno questi bimbi quando, probabilmente fra qualche anno, si troveranno catapultati dal medioevo dell’Anti Atlante a qualche metropoli Europea.L’anziano signore mi chiede di fermarmi vicino ad un pozzo, cosi la bimba potrà bere dal secchio, ringraziandomi mi invita a sciacquarmi e a bere. Dopo la piacevole rinfrescata ci salutiamo e il nonno e la nipote si perdono nel paesaggio arido. Il paesaggio cambia quando si entra nella Valle degli Almen dove ci sono diversi piccoli villaggi colorati. C’è qualche palma ma soprattutto ci sono gli alberi di Argana dai cui frutti si ricava il prezioso olio. I piccoli borghi sono incorniciati da un crinale granitico con le vette che superano i 2330 e nella forma e nei colori ricordano le Calanches della Corsica.Arriviamo a Tafraoute, dominato da una spettacolare roccia di granito a forma di testa di leone.
In paese non ci sono turisti, le vie sono poco trafficate, i ragazzi, quasi tutti al club internet a giocare alla play station.
Anche qui si considerano berberi puri, odiano gli arabi che vengono considerati vagabondi.
La zona è molto bella e domani voglio fare un giro fra questi graniti. Sono daccodo con Houssain che ci ritroviamo in paese nel primo pomeriggio.
   

Marted?¨ 22/01/2008 – QUARZAZATE

Image  Giornata passata quasi interamente a scaricare le foto e a cercare di rispondere alle richieste che arrivano dall’Isola e dai giornali via Mail. In serata mi concedo il piacere del the nella piazza che si ravviva col fresco della sera, ci sono centinaia di ragazzi che giocano a calcio esaltati dalla recentissima vittoria del Marocco nella prima fase della Coppa d’Africa.Mentre rientro vengo avvicinato da tipi loschi che mi vogliono vendere droga, si avvicinano a botta sicura e ci rimangono malissimo quando vedono che non me ne frega niente.