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Luned?¨ 30 giugno 2008 Isola d‚ÄôElba

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I gabbiani reali
Prima che il sole infuochi tutto facciamo un giro in miniera, camminiamo fra le strutture abbandonate e ormai prossime al collasso della miniera del Vallone a Punta Calamita, Malachite Azzurrite, Pirite, Magnetite, Limonite e Zolfo, il cantiere abbandonato è ancora ricco di minerali, vicino al mare c’è anche un cumulo di Aragonite. Il nero domina tutto e fa risaltare ancora di più lo scintillio dorato delle piriti, fra i cespugli di Elicriso e Santolina saltano epilettiche le lepri ungheresi forse sovraeccitate dal magnetismo anarchico di questi luogo. La magnetite si infuoca nella patana della mattina e l’effetto fornace sta diventando insopportabile, un ultimo sguardo a ovest dove la sagoma montagnosa del Capanne sta per essere inghiottita dalla caligine estiva e poi ritorniamo al mare per tuffarsi in acqua e levarsi di dosso questo sudore chiama tafani.
Lasciamo la spiaggia mentre sta per arrivare il primo gommone, si doppia la spiaggia del Remaiolo e iniziamo a pagaiare sotto la più alta scoliera dell’Elba, quella delle Ripe Alte, Ripalti, dove risiede  la più grande colonia del mediterraneo di Gabbiano Reale, il dominatore delle scogliere Elbane, poco amato dai biologi  perchè colpevole di essere forte, scaltro, intelligente e adattabile e quindi dominante rispetto a creature più miti come il gabbiano Corso o la Berta. La scogliera alta oltre cento metri cala a picco sul mare blu, è uno scenario imponente sembra di essere in un mondo primordiale antecedente all’uomo. La grande colonia di gabbiani reali è in fermento i nuovi nati ormai sono in grado di volare e si stanno preparando a lasciare la scogliera per spingersi a largo. Come sempre durante la stagione più calda, sulle “ripe” ci sono numerose capre che disinvoltamente camminano su rocce impossibili alla ricerca di fili d’erba e di sale, mentre in basso dalle grotte sul mare escono rondoni e piccioni di mare alla ricerca di sorgenti d’acqua dolce.   l’Isola è generosa con noi e si mostra in tutto il suo splendore di terra e di mare.
Passiamo davanti alle miniere del Ginevro, ultimo impianto di estrazione del ferro a chiudere nell’ormai lontano 1981, mi ricordo i primi giri in kayak quando passando di qui si vedevano ancora integri pontili e strutture ormai scomparse, e mi rendo conto che  più che descrivere quello che vedo mi trovo a raccontare quello che era. Poi lo spiaggione del Ginevro con il fico grande e vano e le tante vie di arrampicata  tutte brevi ma, specialmente quelle nella grotta, assai toste. La roccia a forma di drago fortuna, poi Lo Stagnone, Capo Caldo, la grotta con la spiaggia, Sassi Neri, Rima di Buzzancone. Ci fermiamo a fare un bagno, l’acqua è caldissima, troppo per i mi gusti, ma soprattutto troppo per questa stagione, il mare è pulito e le praterie di posidonia sono in salute, ma di pesci non c’è un gran che, salpe, perchie e occhiate e qualche saraghino. Passiamo all’interno dello scoglio di Liscoli e davanti a Casanova troviamo un po’ di barche appiccicate, attrezzate così bene da sembra’ un appartamento con l’aria condizionata ancorato nell’asfalto padano. Le trasparenze del mare sono meravigliose come sempre, ma la cosa che mi colpisce di più è il verde rigoglioso che domina tutte le pendici Isolane. Dopo Capo Perla, Forte Focardo, la bella Fortezza Spagnola costruita all’inizio del millesettecento per proteggere il lato sud della baia di Logone. La fortezza, che ospita uno dei fari più importanti dell’Isola, è per me un luogo denso di ricordi e fantasie, ci sono stato tante volte da bambolo perché Marcello il fanalista era amico di zio Roberto e di Babbo e a volte la domenica si veniva qui e ci si stava tutto il giorno. Doppiamo la baia di Porto Azzurro passando sotto il carcere di Longone insediato dentro la grande fortezza di San Giacomo. La massiccia fortificazione fu costruita dagli Spagnoli che in quel periodo governavano gran parte dell’Isola e avevano il controllo delle preziosissime miniere di ferro  per contrastare la crescente influenza della medicea Cosmopoli sull’Isola, temevano che il Granducato ospitando le flotte “straniere” nella sua rada potesse favorire un attacco ai possedimenti minerari Borbonici. Ci fermiamo a Reale per fare la spesa e poi costeggiamo la spiaggia di Terranera con il fantastico laghetto verde orribilmente e vergognosamente recintato come un pollaio abbandonato, una meraviglia geo mineraria che tutto il  mondo ci invidia tenuta come fosse una discarica. Io penso a come si tratta male l’Isola e mi si torgono le budelle, ma i miei amici continentali compagni di pagaia sono estasiati dalle bellezze dell’Isola, estasiati soprattutto dalla grande varietà di paesaggi, di vegetazione, di rocce e fondali (e il meglio deve ancora veni’), sono orgoglioso del loro entusiasmo e della bellezza della mia tera. Passiamo davanti alla schifezza di capo d’arco dove hanno riempito di cemento una favolosa scogliera e poi ci si ferma sull’istmo sabbioso davanti all’isolotto di Ortano fra le rumorose proteste dei gabbiani. Con il buio e la bassa marea faccio un giro fra le caranchie a guarda’ i favolli e i granci merdaioli.
   

Domenica 29 giugno 2008 Isola d’Elba

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Il giro Isola
Ci siamo, l’ultimo giro l’ho fatto la terza settimana di settembre duemilasette, il primo di quest’anno lo sto facendo a fine giugno. Rispetto al solito sono in ritardo di un mese, ma tutto sommato non c’è una gran differenza. Apparentemente è tutto uguale a sempre, il solito sonno, le cose da preparare all’ultimo momento, Cinghio e la roba da caricare sotto la tettoia. In realtà questo giro, pur essendo un incidente di percorso, è la cosa più bella che si possa fare all’Elba in questo periodo e poi sono contento perché finalmente Serena potrà conoscere direttamente le meraviglie della Costa Elbana, dopo sei mesi di racconti. Andiamo alla Foce dove ci stanno aspettando i quattro compagni d’avventura, carichiamo i bagagli e poi all’Iselba, si portano i kayak sulla spiaggia e si mettono i bagagli a bordo, poi rituale caffè e doppia pasta da Bettina e via. La giornata è bellissima e bastano poche pagaiate per far svanire tutta la negatività accumulata nelle ultime settimane. L’ultimo giro a settembre l’avevo vissuto come un saluto all’Isola, un po’ come tutte le escursioni fatte alla fine della stagione, ora lo stato d’animo è completamente diverso, sto meglio, mi sento molto più leggero, ormai tutte le decisioni da prendere sono state prese, c’è stato sì ultimamente qualche piccolo intoppo ma tutto scorre sui binari scelti. Porto Caccamo, L’Ischia, La Rota, il kayak s’incunea sicuro fra le rocce e la pagaia le sfiora senza toccarle, mi sento bene, finalmente a casa. L’acqua della baia di Fonza da quanto è trasparente sembra una lastra di vetro che si apre e si chiude morbida fasciando le forme slanciate degli scafi, non ci sono barche e nel silenzio ci si gode a pieno la luminostà dei chiari bassifondali sabbiosi. Poi Lo Scalo, La Punta del Priolo, i graniti bianchi del Longio e la spiaggia di ghiaioni sferici dove sfocia il fosso della Valle dei Re che è eccezionalmente verde per le tante piogge di giugno, e poi Punta a le Mete, promontorio gotico scolpito dalle onde del mare arrabbiato dell’inverno. Sono tutti contenti, sorrisi larghi e occhi scintillanti, è sempre così, si lascia la spiaggia turistica coi suoi orpelli inutili e quando non la vedi più, sulla pelle cominciano a miscelarsi li umori di sudore e di sale, l’Isola si presenta. L’Elba la sua procace bellezza non la mostra al primo arrivato, Lei ti vole nudo senza filtri ne trucchi, ti osserva e se superi l’esame allora ti si mostra, a testa alta, fiera e selvatica, con gli occhi larghi e la bocca sensuale, nuda, soda, elastica e scalza, come la donna ideale.
La Cala al Fico, la Buca dell’acqua e le Coralline, poi ci si ferma a Penco a fare il bagno.
È pieno di lampate, l’Isolani  o so diventati tutt’onsieme ambientalisti o si so infinochiti e si fanno li spaghetti col sugo pronto del sosti?
E’ bellissimo anche perché  non c’è nessuno, e in effetti per essere fine giugno di gente ce n’è poca, ma quelli che mancano sono gli Elbani, quelli che la domenica  facevano le cacciucate al mare, arivando coi guzzi e lance di legno, o anche quelle di plastica del canterino, anche il mare come le cave e i campi è orfano della sua gente, gente che s’è drogata di turismo e ora che è arivata la crisi se ne sta sull’usci di bar e ristoranti ad aspetta’ chi un‘ariva.
Laconella e la spiaggia della Contessa,  due anni fa era una delle mie camere preferite, facciamo una sosta a Lacona per fare la spesa e poi risaliamo Capo Stella, con le sue rocce vulcaniche verdi e rosse, qui incontriamo la prima grande colonia di gabbiano Reale, si passa fra speroni di rocce tufacee e scuri serpentini verdastri osservati da gabbiani e marangoni, ogni tanto saltano in superficie branchi argentati di pesciolini in fuga, Margitore, gli Aquarilli dove incontro il Tirelli che mi guarda con gli occhi sgranati da dentro la maschera da sub come se fossi uno spettro “ e te che ci fai qui !? non eri in Africa ?” poi Cala Norsi, il Felciaio, e doppiato il lido di Capoliveri si risale la costa Occidentale della penisola Capoliverese, Zuccale, Barabarca, la Madonna delle Grazie, Peducelli ….. fra fondali belli e una costa con troppi appartamenti. Doppiate le Isole Gemini la costa ritorna selvaggia, scogliere scure che incutono rispetto e mare blu cobalto, il sole sta ponendo sulla Corsica e i colori diventano caldi e cangianti, il cielo s’infuoca e il mare si dora e poi, dopo aver inghiottito il sole diventa viola, doppiamo la mitica Punta Calamita. Atterriamo in fondo allo Spiaggione bianco, è stata una tappa lunga ma ne valeva la pena, la spiaggia è bellissima e profonda  fiorita di pancrazi di mare e papaveri gialli e circondata dai terrazzamenti delle miniere ormai chiuse da ventisette anni. Si montano le tende mentre le stelle cominciano ad accendersi, poi si mangia intorno al fuoco, il cielo è illuminato da infinite stelle con la Via Lattea che scende dritta e larga verso Roma, come i tanti aeroplani che per scendere a Fiummicino ci passano sopra. E’ questa la differenza principale tra il cielo dell’Atlas e quello di casa, la presenza massiccia di aerei e satelliti. Con la pelle salata mi addormento felice.
   

Sabato 28 giugno 2008 Isola d’Elba

  Il Compleanno
Mai e poi mai avrei pensato di essere sull’Isola per il mio compleanno.
Ci pensavo spesso, mi vedevo in Marocco, Algeria, Tunisia e invece Elba, si vede che doveva anda’ così. 
Non è un compleanno qualunque perché proprio un anno fa ho deciso di intraprendere questo viaggio, mi prendo in giro da solo, parlo di giro del mondo ma sono alla Bonalaccia e domani parto per il Giro dell’Isola in canoa, c’è anche Cinghio, il mitico furgone del Viottolo, è tornato a casa. Per me Cinghio è una creatura animata, un amico e un complice, gli avevo accennato a viaggi nel mondo e invece poi l’ho lasciato qui, comunque è in buone mani, Ruggero, gusti musicali a parte, ne rispetta la personalità e lo porta spesso sulli sterrati di Calamita, i suoi preferiti, menomale che non è finito in mano allo Zuccotti, non me l’avrebbe perdonata mai.
Vado a internet e faccio il solito giro di siti sempre uguale Africa, Europa, Italia, Elba: www.elbareport.it   www.elbaeumberto.com   www.ilviottolo.com  www.fiorentina.it e poi passo da Nonna, mi riconosce e mi saluta ma ha perso la sua proverbiale brillantezza, mi sembra anestetizzata lontana da quella che avevo salutato a dicembre, arrabbiata e disperata ma con lampi di una lucidità fulminante, quando gli dissi che partivo per fare il giro del mondo, mi guardò in silenzio, fredda come uno scanner e poi con un lampo di luce negl’occhi di cielo mi disse fiera “fai bene” , la ritrovo mite e mansueta, probabilmente sta meglio ora ma mi piaceva di più quella di dicembre. I suoi racconti venivano fuori a fatica, li teneva nascosti imballati dentro coperte scure e spesse perché troppo spinosi, facevano male, a volte quando eravamo da soli uscivano, erano  sempre velati di dolore e rancore per un destino maledetto che l’ha costretta a diventare dura e scaltra per andare avanti, e un rammarico infinito per una dolcezza repressa che non c’è l’ha mai fatta a venire a galla nemmeno coi figli.     
Nonna Onelia e Sofia, un secolo di storia, quattro generazioni le separano e le uniscono, la più giovane e la più vecchia della famiglia, in questi sei mesi di assenza sono loro quelle che sono cambiate di più, chissà come sarà il secolo di Sofia.
Pagaie e sacche stagne, le tende, le corde e i moschettoni, salvagenti, paraspruzzi, torce, sacchi a pelo e pronto soccorso e il fondamentale nastro americano. C’è tutto sono le stesse cose dell’ultimo giro del duemilasette, quello con gli svedesi. Oggi arrivano i pagaiatori, due li conosco Simone e Ilaria due ragazzi con cui ho fatto un escursione di giornata lo scorso anno.
Chiamo Lorenzo e gli dico che quando torno dal giro dell’Isola si va a dormi’ alla montagna con le tende con tutta la banda dei bamboli di San Piero e poi vado a Filetto dove mamma ha preparato la torta. Mi diverto a giocare con Nicol e Sofia agli indovinelli e a Peter Pan, il nostro gioco preferito, lo zio è un ruolo favoloso leggero e spassoso. La fregata è che devo andare via presto perché un canoista è al porto che mi sta aspettando. Andiamo con Serena al Porto, Carlo è un tipo tranquillo, lo lascio a mangiare e finalmente vado a trovare i mi nipoti maschi Matteo e Giacomo, i Bimbi di Paolo e Cate, Matteo mi salta al collo e poi mi mostra orgoglioso quaderni e game boy , e Giacomo sempre più bello e poderoso mi fa capire che si ricorda di me accompagnandomi a un vassoio di bigné al cioccolato, questa casa per me è un posto speciale, mi ci sento bene. Con Matte ci diamo appuntamento per l’escursione a la montagna (noi all’Isola il massiccio del Capanne lo chiamamo così) e mi mostra fiero la tenda che sta aspettando da troppo tempo sotto al letto.  
Accompagno Carlo in campeggio e incontriamo anche Simone, Ilaria, Lucio e Simona, mi stanno tutti simpatici a pelle, appuntamento a domattina in campeggio. 
   

Venerdi 27 giugno 2008 Isola d’Elba

 
Zia Alvia
Esco in kayak con i clienti ma in anonimo, c’è un gruppone di mamme e figlioli e io e Roberto andiamo di supporto a Ruggero. Mi sento strano in questo ruolo di spalla e osservatore allo stesso tempo, ma poi diventa tutto rilassante e divertente come sempre, questo lavoro mi piace, si pagaia fino a Monte Turato e poi si rientra passando dalla grotta del vescovo, Ruggero si impegna ed è bravo. Nel pomeriggio vado a trovare Zia Alvia, zia per me è una persona speciale, mi ha sempre aiutato e sostenuto e mi ha trasmesso la passione per l’Isola e per la storia, quella delle radici, la storia, anzi le storie semplici e genuine dei suoi racconti che tra vissuti e tramandati attraversano più di un secolo di storia Isolana, Personaggi come Re di Macchia, Zio Manovello, Pirichello, Pietro Gori, grazie ai suoi racconti mi sembra di averli conosciuti, così come le storie della guera, il portare il convio di notte a Nonno e Zio che erano alla macchia, i soldati tedeschi e lo sbarco dei neri e la scia di morte e miseria che lasciò.
   

Gioved?¨ 26 giugno 2008 Isola d‚ÄôElba

 
Un giorno in pretura

Un’interminabile attesa in pretura dalle undici alle cinque con pausa pizza al castagnacciaio, poi i notabili si mettono un mantello nero, fanno uno spettacolino e si va a casa.   

Marchilio, colpevole di aver conservato con tanta cura quattro culi d’anfora, e il mi zio nemmeno quelli. Tutto sto cinema, tutti consapevoli che si tratta di una stronzata, tutti seri per finta. Una giornata buttata in pretura, per fortuna fra i teste c’è anche Sergio Galli così chiacchieramo un po’ della nostra bella Isola e del Marocco.
   

Mercoled?¨ 25 giugno 2008 Isola d‚ÄôElba

 
Il Viottolo
All’alba sono già a Portoferraio, Massimo va a lavoro presto e ne approfitto, faccio colazione con Paolo e Seba che sta partendo e poi vado dalla Polizia per il passaporto, ci vorranno dieci giorni,  quindi mi faccio un giro Isola in Kayak del Viottolo, il primo della stagione, Ruggero che ora gestisce le guide me l’ha chiesto e visto che il passaporto non è pronto lo faccio proprio volentieri.
Ho voglia di rivedermi per bene l’Isola e anche di farla vedere a Serena. 
Passo alla Ste da Stefano e Riccardo, i miei soci nel nuovo Viottolo, che mi raccontano di problemi e carognate varie, ma per fortuna anche di cose belle. Cerco senza trovarlo Disperati, con cui vorrei chiarirmi a quattrocchi sul progetto legato all’escursioni dei bimbi.
Arriva Serena che ha già sistemato tutto il burocraticume in continente e ce ne andiamo in kayak.
Domani devo andare in pretura  per testimoniare su dei beni archeologici non ben identificati, siccome faccio o facevo parte del Circolo Archeologico Elbano, sono stato citato come teste dal mi zio Giorgio, uno degli accusati, accusato di che poi non lo so. Comunque visto che sono qui conviene che ci vada perché se non mi presento la multa è salata.
Mi impongo di tenere il diario  per restare nel viaggio, il rischio di farsi riassorbire dall’ingranaggio è alto, cose che non mi piacciono ce ne sono tante ma se mi fermo mi frego.   
   

Marted?¨ 24 giugno 2008 Isola d‚ÄôElba

  Il Guru
Massimo che va a lavoro prestissimo mi accompagna al porto per prendere la prima nave, alle otto sono già a Livorno ma non serve a niente mi dicono che la  pratica deve partire dall’Elba, ormai domani, non mi incazzo nemmeno più di tanto e al ritorno mi godo l’Isola dal traghetto. Il mare chiama, esco in kayak con Paolo con cui mi ero sentito il giorno prima, il Guru riprende subito una discussione interrotta a dicembre e per dimostrare la superiorità dello squalo sul delfino mi dice che ormai è dimostrato scientificamente che i delfini so’ tutti culai.
In mare non c’è nessuno, patana e mare liscio, bagno alla Ripa e giro sulle secche delle coralline  che un mare eccezionalmente fermo e trasparente ci fa vedere meglio che mai, ci compiacciamo del privilegio grande di essere qui. Sull’Isola c’è anche Seba altro protagonista della pirotecnica estate duemilasette, ci vediamo a Filetto in serata e si diverte a vedere i filmini con le imprese di Tambone
   

Luned?¨ 23 giugno 2008 Isola d‚ÄôElba

 
La crisi degli abitanti del paradiso
Mi sveglia Nicol saltandomi addosso, mi dice che la sorpresa credeva che fosse un giocattolo.

Non ci poteva essere un risveglio più bello, arriva anche Sofia, giochiamo a indovina qual è quell’animale che…  

L’Isola è eccezionalmente verde e profumata, le mortelle (mirto) sono tutte fiorite e i mucchi (cisto) ancora belli verdi, è stato un giugno eccezionalmente piovoso, l’Isola è bella e in salute più che mai. Scendo a Campo in bici per rifare i documenti, il Fosso della Foce scorre ancora bene e ci sono i germani e le garzette. La montagna è meravigliosamente verde, l’aria pulita e il cielo azzurro fanno risaltare la potenza dei graniti del Calanche, passo sul lungomare, il mare è bellissimo, sull’orizzonte si stagliano le sagome del Giglio e di  Montecristo e s’intravede anche l’Argentario, anche la spiaggia che non è invasa di turisti è bella. Vado al Photo Center a fare le foto tessera, Massimo e Alvaro sanno già tutto, Elbareport ha pubblicato la lettera che avevo spedito da Melilla. Foto tessera per carta d‘identità e passaporto e poi in posta per i versamenti, mi svicolo veloce fra tante domande, poi all’anagrafe per rifare la carta d’identità e tutte le scartoffie per rifare il passaporto, Sergio Santinelli è gentilissimo. Domani vado a Livorno a portare tutto e ischallah a brevissimo si riparte. Vado a prendere Nicol e Sofia all’asilo, le maestre seguono il mio viaggio su www.elbaeumberto.com  e mi chiedono anche loro di Tambone, mi sto rendendo conto che il bambolo equino è diventato una star. Porto le bimbe alla spiaggia e si va in pedalò, faccio lo zio e mi piace. Dalle avventure sui passi del Rif ai tuffi dal pedalò di Riccardo, troppe emozioni si accavallano, qui tutti si lamentano che non c’è gente, che c’è crisi, ma io c’ho il cervello ancora un po’ in Africa e guardandomi intorno, per quanto mi sforzi, più che crisi vedo opulenza, è un’Isola paradiso, alberi rigogliosi e verde dappertutto. Provo a vedere l’Isola con gli occhi di un Africano originario di un villaggio desertico, arrivato qui dopo aver attraversato deserti, montagne e mari, stando attento ad evitare controlli di poliziotti e soldati pronti a rispedirlo al suo villaggio da dove era partito perché non c’era più acqua (e senza quella non si vive davvero). Mi immagino quest’omo che vede tutta questa meraviglia e questa facilità di vivere bene e non capisce perché questo paradiso è abitato da uomini tristi e paurosi.
Faccio sera fra racconti e impressioni, ma mi capisco solo con i bimbi e con chi ha più di sessantanni, ma forse solo perché hanno più tempo.
   

Domenica 22 giugno 2008 Livorno _ l’Isola

 
Il rientro
Mi piazzo in un bar a scrivere, come sempre sono in ritardo ma stavolta più che scrivere sto prendendo tempo, ha’ voglia a fa il filosofo mi gira proprio i coglioni, torna a all’Isola in questa maniera. Già che ci sono guardo anche il gran premio, pensavo di restare qui per andare lunedì mattina in prefettura e accelerare i tempi ma ho finito i soldi e poi devo avere almeno un documento di identità. C’è un black out elettrico e i treni sono fermi alla fine però si risolve tutto il treno parte  e riesco a prendere l’ultima nave, Massimo il mi fratello mi verrà a prendere a Portoferraio. Ho pensato spesso a come sarebbe stato il ritorno all’Elba, il mare è calmo e metallico per  la luna grande  l’Isola prende forma nel buio, sembra che scorra tutto al rallentatore e senza suono,  i pensieri saltano nello spazio e nel tempo senza connessioni fra loro. Siamo arrivati, la nave è ferma in porto ma l’equipaggio e i passeggeri sono fermi davanti alla televisione, la partita che ipnotizzava la Spagna è all’epilogo Italiani e Iberici si giocano la qualificazione ai rigori, l’altoparlante richiama all’ordine marinai e autisti, ma nessuno risponde tutti ribelli alleati per dieci minuti di rigori. Nell’anarchia del tifo da nave si alleano scugnizzi e commenda, arriva il nostromo severo e cala il silenzio “stu strunz mo stuta” bisbiglia la barista cicciona e invece il sosia di De Vito annuncia per i rigori si può fumare; gli spagnoli sono più bravi e vincono e oguno ritorna nel suo ruolo, io cerco il mio. Non ho voglia di vedere nessuno ne di farmi vedere, sbarco in una Portoferrio semideserta e aspetto Massimo nella penombra dietro il punto informazioni del Parco, l’ufficio dove venivo a chiacchierare con Ornella per sfogarmi di un po’ di tutto. Sono appena arrivato e già mi sale la rabbia nei confronti  di Icilio Disperati il direttore dellApt  che non ha voluto mandare avanti il progetto delle escursioni con i Bimbi. 
Arriva Massimo, sta bene, le bimbe non lo sanno che sono arrivato ma sanno che c’è una sorpresa.
A casa da Babbo e Mamma, li trovo in forma e anche loro a me che m’immaginavano più magro.  
   

Sabato 21 giugno 2008 Civitavecchia _ Livorno

  L’Isola dal treno
Il sole nasce  in mare aperto, oggi  è il giorno più lungo inizia l’estate, si comincia a vedere  la Corsica poi le bocche di Bonifacio è patana piena qundo si passa fra i tanti isolotti sparpagliati fra le rocce bianche di Bonifacio e i graniti della costa Gallurese, mi vengono in mente le avventure le disavventure le colpe e i destini di Matteo Boe e di quel sabaudo trafficante d’armi e assasino che va in giro per l’italia raccondando e raccontandosi re dello stivale. Incrociamo il Bastia  che ora collega la Maddalena  con Bonifacio ma che quando la Moby  si chiamava Navarna era sulla Linea Piombino Portoferraio ,passate le bocche  Nella foschia cerco il Giraglia (la gemella del Bastia) che rientra da Ponza dove ha portato i PonzElbani alla festa di San Silverio, su quella nave ci sono la mi Mamma, Elena e le mi nepoti Nicol e Sofia, la cosa buffa è che la  nave la vedo davvero, a volte la realtà supera la fantasia incoccià la mi mamma (che ormai è diventata una lampata Elbana da patella Ponzese che era) nelle bocche di Bonifacio. Arrivati a Civitavecchia si prende il primo treno che risale. Siamo come in trance dopo sei mesi meravigliosi siamo finiti in un vortice di situazioni negative che ci ha risucchiato e riportato al punto di partenza. Dal finestrino del treno di sfondo a un campo di girasoli in fiore rivedo l’Isola, meravigliosa come sempre si erge maestosa e armonica dal mare. Sarei potuto scendere a Campiglia ma sono rimasto sul treno incollato al viaggio che sento in pericolo. Scendiamo a Livorno.