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I Cristiani di Mut
L’aurora è sempre un momento magico, mentre tutto si tinge di rosso cammino per il cimitero abbandonato alla ricerca di qualche traccia che possa farmi capire qualcosa, è un posto strano su alcune rocce ci sono cumuli di ossa umane e teschi di capra che fanno pensare a stregonerie, le teste dei capretti potrebbero essere state semplicemente buttate nel cimitero e qui non ci sarebbe niente di strano, ma la composizione “artistica” con pezzi di teschio umano e costole mi inquieta un po’. Guardando dentro le tombe vedo tanti scheletri completi, alcuni non ancora scarnificati che fanno pensare a sepolture recenti, le teste con i capelli e la pelle rinsecchita fanno un po’ impressione, ma in questo clima così secco i tempi di decomposizione sono talmente rallentati che senza informazioni è difficile anche intuire la datazione. Lasciata l’inquietante e misteriosa necropoli, ci incamminiamo nella parte abbandonata della vecchia Mut, mentre si cammina tra i ruderi il silenzio viene interrotto dallo sdridulio frenetico dei pipistrelli giganti che stanno rientrando nel loro rifugio diurno, il soffitto di una casa abbandonata; a vedere dagli accumuli di sterco è tanto che abitano il rudere, entrano da una finestra e velocemente si appendono al sottotetto a testa in giù, provo a fargli qualche foto ma è difficile perché il solaio del primo piano è crollato e anche la scala, il rumore degli scatti scatena una reazione epilettica fra i chirotteri non ancora addormentati che cominciano a volare intorno alla stanza come impazziti, ma appena mi fermo i mammiferi volanti rientrano tutti e si mettono a nanna. Dalla piccola corte di una casa una signora anziana mi chiama e ci invita ad entrare, è in compagnia di altre due donne molto più giovani, nessuna porta il velo e hanno dei vistosi e bei gioielli d’oro “noi siamo cristiani” mi dice sottovoce ma orgogliosa la donna, che si capisce che qui è il capo carismatico “vedi noi non portiamo il velo, loro sono le mogli dei miei figli e vivono qui nella mia casa” Mentre prendiamo il the escono anche i due fratelli, si chiacchera un po’ e mi spiegano che qui vivono alcune centinaia di famiglie di cristiani, ma per non dare troppo nell’occhio coltivano il loro credo in maniera defilata, anche se mi dicono che qui non ci sono problemi, cristiani e mussulmani convivono pacificamente da decine di secoli e che vicino all’ospedale c’è anche una chiesa. I due uomini fanno i camionisti e viaggiano molto, mi dicono che l’unico luogo in Egitto dove i cristiani hanno problemi con l’islam è la zona di Asyut, dove i barba sono ostili con i copti e con i turisti, ci invitano a restare fino a pranzo, ma decliniamo con la promessa di tornare, anche perché le cose che ci raccontano sono assai interessanti. Nel pomeriggio si va a comprare la frutta da uno dei personaggi più ganzi di Mut, è il fruttivendolo che ha la bottega vicino alla moschea, è sempre molto tranquillo e gentile, ma nel pomeriggio va sempre in catalessi, si annichilisce fumando la shisha e se ne sta immobile abbracciato al suo narghilè, la frutta te la scegli, te la pesi e te la paghi senza nessun problema, l’importante è avere i pound precisi perché Ismael al pomeriggio il resto non te lo farà mai. Serena prepara un aveggio di macedonia che ormai è il nostro alimento base e ce la gustiamo all’imbrunire.