Rabat

Sale

Il bus per Rabat parte con un’ora di ritardo c’è già luce, la giornata è ventosa, terra rossa, palme e agrumeti ad ovest l’oceano con i bianchi frangenti ad est. La stazione dei bus dista circa tre chilometri dalle mura della città, che si raggiunge da una strada congestionata di traffico.
L’ingresso da una delle porte aperte nelle mura Almohadi fa venire in mente le foto ingiallite dei primi reportage fotografici di inizio secolo.
D’incanto l’assordante rumore del traffico (qui tutti suonano il clacson continuamente) scompare, dentro le mura sembra di essere in un’altra dimensione.
L’Hotel della Paix nei pressi della Medina diventa la base con 100 dirham circa 9 Euro si dorme in una camera con bagno.
E’ un alloggio di grande fascino non ha l’acqua calda e manca un vetro nel bagno ma il letto è molto comodo e la vista interessante.
Rabat non è una meta turistica, nei bar tutti molto frequentati, la gente passa tanto tempo sorseggiando lentamente caffè o thè alla menta.
Mi piace fare colazione con la paste calde e il the alla menta e osservare come i quotidiani vengano letti con grande meticolosità, ossevandoli da vicino si capisce che ognuna di queste pagine contiene più caratteri di un intero Tirreno.
Le Mura chiamate Andaluse delimitano la Medina, è strano questo mondo a compartimenti stagni, fuori dalle Mura della città una periferia simile a tutte le periferie povere, poi dentro le mura la città di impostazione francese, quasi una città europea, poi la Medina che è un mondo a sé dove tutto è piccolo e collegato, dove non si vedono divise e si trova tutto.
I profumi della Medina stimolano l’appetito, il pane farcito con pomodoro patate e sardine è buonissimo .
La Medina di Rabat è più tranquilla rispetto a Casablanca ed è molto più bella perché meno turistica. Uscendo dopo pochi metri si entra nella Kasbah bellissima e monumentale con la sua grande porta, le mura difensive ed il giardino Andaluso, ma sopratutto perché ancora abitata e viva, con le case e i vicoli dipinti di bianco celeste e blu.
Girando fra queste mura che evocano storie di pirateria e mercati di schiavi penso a quanto sono belle le Fortificazioni di Portoferraio.
Mi sto avvicinando al fiume che divide Rabat da Sale la famosa città dei pirati. Ho voglia di vedere questo luogo per capire cosa è rimasto dello spirito indipendente e ribelle della mitica repubblica di Bou Regred
La leggenda e il mito di questi pirati anarchici dell’Islam mi ha fatto venire fin qui, le barche dei pescatori sono distese sulla spiaggia sull’imboccatura del porto canale a causa della bassa marea,
Le voglio fotografare da vicino, ma le guardie me lo impediscono, stanno realizzando un mega progetto con passeggiate in marmo lucido, vialoni stile Miami e marina turistica.
I pannelli che spiegano il progetto sembrano quelli della spiaggia del Cavo alla 12°.

Una cosa mi colpisce nei disegni 3D del progetto: nel paese delle donne velate i mitici pescatori di Sale sono tutti neri gobbi e tristi nelle loro barche mentre sul ponte acciaio e cristallo sfilano delle bionde sorridenti col bellico di fori .

La spiaggia, le barche, i cormorani e le garzette stanno per essere sfrattate del nuovo progetto.
Voglio veder Sale prima che sia troppo tardi ho gia visto troppi Mc Donald in questi due giorni in Marocco.
Sale – Le guide quasi non parlano di Sale ma ho seguito l’istinto e sono stato premiato, la grande porta della città, da dove un tempo entravano i navigli, ci dà il benvenuto, la città è viva e vera, non c’è traccia di europei, lungo le via si cuociono delle frittellone di pane dal nome impronunciabile ma dello stesso sapore di quella che si facevano una volta nel forno del pane della Bonalaccia .
Il tempo diventa sempre più grigio e si avvicina la pioggia ma questo luogo è magico, i vicoli sono pieni di persone tutte gentili e sorridenti, colori e profumi d’oriente, e botteghe e situazioni che mi fanno ritornare all’Elba della mia infanzia e soprattutto quella raccontatami quando ero bimbo.
Quanto è lontana la dimensione puttana di mercato senza anima Valencia e Malaga.
Piove tutto si bagna e si sporca, le donne dalle loro case portano il pane a cuocere al forno, il lattoniere disegna mirabili sviluppi di imbuti e stampi, i fabbri forgiano punte, asce e scalpelli, un urlo più forte di tutto ogni tanto si eleva dal brusio costante, è quello del pollo acquistato che vienne trasferito dal pollaio al banco. È ormai sera il mullah ha chiamato alla preghiera, dalla moschea principale ridiscendo i vicoli di questo presepe confuso e armonico che sprizza vitalità da ogni vicolo, lasciate le mura antiche mi ritrovo nel cantiere che rischia di inghiottire una favola di realtà, e sogno un finale alla Zabrinski Point dal Longio al Oued Boud Regreg.