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le antiche cave

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la grotta del marabutto

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Il confine Africano di Roma e le grotte di Sidi Ali el Mekki  
Sveglia alle cinque per arrivare prima dell’alba alla spiaggia di Sidi Ali el Mekki, alla base meridionale di Capo Farina. Le sagome prendono forma nella prima luce del giorno quando arriviamo al villaggio di Ghar el-Melh disteso fra la creta meridionale del Jebel Nadour e una grande laguna immobile. Questo piccolo mare interno un tempo era il famoso porto dei pirati di Capo Farina, vicino al canale principale, oggi insabbiato, ci sono tre possenti forti ben conservati i cui cannoni respinsero la flotta di Sir Francis Drake nel 1654. All’inizio ottocento la pirateria fu bandita e il porto fu convertito a traffici commerciali “legali” ma dopo poco una piena del oued Medjerda riempì la laguna-porto di sedimenti e dopo vani tentativi di dragaggio il porto venne abbandonato e le imbarcazioni che facevano base qui si trasferirono alla Goulette.
La spiaggia è deserta, nel silenzio la luce aumenta, l’alba si accende con il sole che sbuca dalle foschie marine e poi sale veloce fra l’isola piatta e Zambra.
Le dune ricoperte di ginepri si disegnano di ombre lunghe sotto lo sguardo di una gigante luna piena che non vuole lasciare la scena, la costa alterna spiaggette bianche di polvere di conchiglie e scogliere gialle, negli anfratti più ridossati le barche e le reti dei pescatori che fra le dune hanno le loro case capanna un po’ in muratura e un po’ di legno e frasche, fra le dune ombreggiate stalle, pollai e cani da guardia, uno sbavante e rabbioso che ringhia minaccioso mi fa girare largo fra ginepri e tramariggini. C’è profumo di mare e di macchia, aria di casa, i colori caldi e definiti delle mattine estive di maestrale, il sole caldo e vento salmastro, nei gineprai merli e tordi fanno festa e in alto volano rondini, balestrucci e falchi, sulla costa i pescatori lanciano il razzaglio ai muggini. Arriviamo a Capo Farina, confine dell’impero romano dopo la conquista di Cartagine del 146 avanti cristo, doppiato il Capo finisce il ridosso e il mare inizia a biancheggiare, qui la costa è tutta rocciosa, segnata dalle ferite rette delle antiche cave di pietra da cui sono stati estratti enormi blocchi, è la stessa roccia conchiglifera della costa di El-Haouaria, la madreperla delle antiche  conchiglie riflette la luce così come il sale depositato nel letto delle cave rispecchia lucente il sole africano. Questo tratto sa di Pianosa, ma in generale Capo Farina ricorda i sentieri di Capo Corso soprattutto i viottoli fra le dune e i ginepri nella zona di Barcaggiu.
Lungo la via del ritorno la macchia si arricchisce di pini d’aleppo, di lentischi, olivastri e fillirea, in alto in posizione di dominio una casa nivea e custodita da due cani anch’essi candidi che abbaiano aggressivi dal tetto. Scendiamo nuovamente verso il mare per poi risalire fra le “serpaie” fino al grande mausoleo di Sidi Ali el Mekki un famoso marabutto sufi che viveva qui. All’esterno le tombe di marabutti minori, si entra poi da una porta verde, c’e la casa del guardiano che rimane indifferente alla nostra presenza, una serie di cunicoli ci portano in una grande grotta imbiancata di calce con due finestre con le inferriate che guardano il mare, al soffitto ganci di ferro dove il marabutto e i suoi seguaci davano prova della sopportazione del dolore entrando in stato di trance e  conficcandosi i ferri nella membra appendendosi poi al soffitto. Le pareti sono piene di impronte di mani insanguinate che creano una tetra suggestione, sul pavimento le botole di due cisterne d’acqua e alla spalle un grande catafalco con all’interno la tomba del gran marabutto. Sul fianco interno della grotta un passaggio conduce ad un'altra grande caverna rivestita di calce, senza finestre e con un grande altare al centro, è un ambiente enorme, silenzioso, che odora di calce e terra umida, un po’ affascinante e un po’ inquietante la caverna moschea per secoli ritrovo di Sufi, i mistici mussulmani tanto venerati in questa zona a cui anche i pirati chiedevano intercessioni.
Si torna a Bizerte e si consegna la vettura con un ritardo accettabile.