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Scendiamo verso il souk, anche perché dobbiamo comprare l’orzo per l’asino e un po’ di viveri per noi, lungo il sentiero incontriamo tante persone, il parcheggio degli asini è nel greto del fiume. È un souk molto piccolo rispetto a quello di Tabant, ma ricco di personaggi pittoreschi. Appena dietro c’è un fiume secco dove è stato allestito un mattatoio all’aperto e un macellaio ha ucciso diversi montoni, mi fa impressione il sangue rosso che si sta coagulando sulle rocce e i muscoli ancora contratti dell’ultimo animale macellato. C’è una piccola piazzetta che sembra una discarica, ma in realtà è la zona dove si vendono mobili e pezzi di legno, qui si vende di tutto dai panchetti usati ai pezzi di tavola. C’è un venditore di assenzio, scuro che sembra uno stregone, un fruttivendolo con cappello di paglia che se ne sta comodamente seduto sul suo sedile di macchina nell’attesa dei clienti, un riparatore di radio che riappiccica resistenze e condensatori con un enorme saldatore a gas, un pittoresco venditore di uova lesse che nell’attesa di clienti si sta mangiando tutto il “negozio”, ma in realtà è tutto un insieme di personaggi folcloristici. Sono pochissime le merci confezionate, la zona più estesa è quella delle carni, poi c’è l’immancabile barbiere e un venditore di spezie che ritira e vende scarpe di plastica. Vado a comprare l’orzo che sta finendo, in questo periodo dell’anno è una merce preziosa perché ce n’è poco. C’è un secchio che fa da misura, ne prendo 15 chili, con orzo, arance e cioccolata torniamo alla base, c’è in ballo una trattativa per acquistare un Tagrat: la shuarì di montagna, in pratica una coperta di crine cucita a sacco e divisa in due tascone che serve per portare il bagaglio sull’asino rendendo più stabile il carico, compro per 400 dirahm più la shuarì .
Voglio andare a vedere la miniera, lungo la strada incontriamo i tre bergamaschi, due vanno a scalare una parete dell’Aourodan stanotte bivaccheranno lì, Tony viene con noi alla ricerca della miniera. Mohammed ci indica la via, guadiamo il fiume e saliamo un sentierino molto ripido fra lecci giganti, dopo un po’ incontriamo una discarica di miniera con dei pezzi di minerale di ferro, sembra ematite e limonite. Poi troviamo la strada “vera” che porta alla miniera, davanti alla prima galleria c’è un compressore e poi troviamo una casa-grotta dove c’è la giovane moglie del guardiano della miniera, in pratica è il guardiano del compressore perché la miniera è chiusa da anni. La casa è poverissima sembra un’abitazione preistorica, la cosa più moderna è un pezzo di cartone che fa da porta, tutto intorno ci sono le galline. La ragazza ci indica la via per le gallerie alte, si sale da un sentiero ancora più ripido e i lecci sono ancora più grandi, sulla destra si scorge un sentierino disegnato nella roccia friabile che conduce alle gallerie scavate in una grande parete di roccia. Davanti al sentiero ci sono due lecci monumentali che sono cresciuti sul dirupo, nonostante la posizione sono forti e rigogliosi perché sentono l’acqua della galleria. Davanti alla galleria principale c’è un grosso masso quasi sferico, più grande dell’ingresso. I colori sono quelli delle miniere Elbane con tante tonalità di ocra, rosso, nero e giallo; le terre ossidate tingono molto, sono perfette per disegnare e dipingersi la faccia; la galleria si divide con diverse ramificazioni, alcune invase dall’acqua, è un ambiente ricorda il Ginevro. Lasciate le gallerie saliamo fino al passo che domina Zawyat Ahansal con la sua forma semi circolare, arrivati sulla sella il panorama è superbo, si domina dall’alto tutto il percorso che abbiamo fatto ieri fino a Taghia con sullo sfondo il Timghazine e molto oltre, a destra, le gole che risalgono in direzione di Ait Bou Goumez, sopra di noi i magnifici plateaux dell’Aroudan e dell’Azourki. Salgo fino ad una grotta molto simile al “Grottone” di Cavoli, si sente la voce di un bimbo pastore, però non si vede, a fianco della grotta c’è un ginepro bellissimo, subito sotto una piccolissima radura che sembra un’area sacrificale, è un posto fantastico. Scendendo facciamo una sosta dalla moglie del guardiano che sta allattando, sorride e fa una grande festa all’arancia che gli dona Tony. Questa volta scendiamo dalla strada, una ragazza pastore che rientra ci saluta festosa, era la voce misteriosa della valle. Rientriamo a casa che è buio, ripartiamo quasi subito per andare da Mohammed. Ci vuole una mezz’ora abbondante per arrivare, si attraversa il souk con ancora degli scampoli di attività, ma le persone stanno per andare a dormire in previsione della partenza di domani, poi il bel villaggio di Agoudim e finalmente, illuminata da un gran falò, la gite del nostro amico. Ceniamo in un’atmosfera fiabesca a lume di candela: oggi è il compleanno di Maryan, la moglie, ci sono dolcini di pasta di mandorle, un corollo, la zuppa mangiata con cucchiai di legno, il tajine e la specialità gli spaghettini con zucchero e cannella, poi l’arance con la cannella e l’infuso di verbena. Mohammed è entusiasta del viaggio con l’asino e lo vuole fare anche lui con sua moglie. Passiamo una bellissima serata ricca di aneddoti e preziose informazioni, alla fine come sospettavo non si paga niente, insisto, ma mi dice di dare i soldi ai poveri che sicuramente incontrerò. È già domani quando finalmente rientriamo sotto un cielo di stelle sempre più bello.