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Sveglia all’alba, si carica il Tagrat e si parte. Scendiamo fino al fiume, la valle è sempre più verde e si cominciano a vedere le spighe di grano, si cammina lungo il fiume, a un certo punto arriva un fuoristrada a gran velocità, mi metto in mezza strada per non mangiare polvere, è la guida amica di Boetti che avevo incontrato a Marrakech quando cercavo l’asino, ci scambiamo i saluti poi lui prosegue con i suoi turisti patinati.
Guadiamo il fiume e poi iniziamo a salire lungo una pista che sale in direzione del massiccio del Toukhisine 2903 metri siamo immersi in un paesaggio maestoso di grandi montagne rossastre, i colori sono più famigliari la montagna è ricoperta da migliaia di pini d’aleppo alcuni veramente enormi (alti più di 30 metri). Dalle rocce sotto le vette si vede uscire tanta acqua e quando incrociamo i torrenti dobbiamo guadare, è una zona praticamente disabitata, si sente una voce di bimbo ma non si vede nessuno. Arrivati al torrente più grande incontriamo due abitazioni, in un campo strappato alla montagna ci sono due contadini che stanno pregando prima di seminare, fa caldo e l’asino comincia ad accusare la fatica sono più di otto ore che si marcia ma il passo è ancora lontano.
Si vede in alto la miniera ancora attiva di Daquerd dove estraggono piombo e zinco, poi dopo un ultimo tratto particolarmente ripido, l’antenna, il riferimento che ci fa capire che la salita è quasi finita, ci godiamo il magnifico panorama, attraversiamo il costone roccioso con l’idea di fermarsi nella casa di fronte.
Chiediamo se possiamo montare la tenda e il capo famiglia ci dice: “no, je connai la france” che tradotto vuol dire siete ospiti a casa mia .
La casa è formata da una stanza unica con il pavimento di terra e cemento e dalla cucina, che però è riservata alle donne, le pareti sono arredate con sacchi di plastica ricamati con fili di sacco e da fogli di giornali, qui non c’è l’energia elettrica quindi con il buio si ferma tutto, c’è un televisioncina a batteria ma non va e tutti sono agitati perché ci tenevano a farcela vedere, Mohamed il figlio maggiore le prova tutte ma non c’è niente da fare è un quindicenne molto sveglio, il cervello di casa, e sono tutti molto orgogliosi di lui .
Qui nessuno è mai andato a scuola nemmeno Tomah la sorellina di 8 anni, già responsabile del suo gregge di capre. Penso a come sarebbe bello per una casa come questa avere un impianto ad energia solare per avere la luce e l’acqua calda.
L’isolamento e la contaminazione, la purezza e il degrado, la miseria e l’opulenza, mille pensieri mi attraversano la mente tutti insieme senza risposta. Come sempre le foto sono un grande regalo, qui ci tengono tantissimo, tanto che al muro è esposta la fotocopia della carta di identità del nonno, e poi sblocco una situazione imbarazzante. Mangiamo pane e olio e un buonissimo tajine di patate, poi guardiamo le foto con tutta la famiglia, dovrei conservare le batterie per scrivere, ma sono tutti contenti, ci godiamo il nostro solito cinemino e poi ci mettiamo a dormire.