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È il giorno del grande souk, si sente il brusio del mercato anche dalla camera. Appena esco rimango impressionato dal numero di asini e muli parcheggiati ai margini del souk, sono diverse centinaia di animali arrivati per lo più al mattino presto dai villaggi più isolati. Questo è un vero souk di montagna non ci sono oggetti per turisti, la gente dalle valli porta prodotti alimentari e artigianali e oggetti da riparare. Nel parcheggio degli asini ci sono i maniscalchi, entrando il souk è diviso per settori: nella zona alta ci sono i macellai con le carni esposte sui banchi e sotto la macabra esposizione di teste e pelli di capre e pecore a testimoniare la freschezza dei loro prodotti, poi c’è la zona dell’abbigliamento, la via sottostante è quella della frutta e della verdura, è la parte più colorata e frequentata. Proseguendo si incontrano i calzolai, in assoluto i più richiesti, tutti hanno scarpe da cucire e risolare, lavorano a un ritmo impressionante è uno spettacolo vedere con quale abilità piantano i chiodi nelle suole. È il festival del riciclo, ci sono contenitori ricavati da vecchi copertoni e bidoni, le lamiere più disparate trasformate in mangiatoie, anche le selle e le shuarì sono fatte con materiale di recupero, ma gli articoli più spettacolari sono le stufe, sono tutti pezzi unici, le più ambite sono quelle ricavate da scaldabagni bucati, hanno uno sportello per la legna e quello per il recupero della cenere, tutto ritagliato e ricavato da materiale in disuso. Sicuramente il materiale che si trova solitamente da noi fuori dai cassonetti qui verrebbe esposto come merce di pregio. Anche il modo di comprare è singolare, dopo il solito mercanteggiare per il prezzo, la merce acquistata viene nascosta sotto i vestiti e poi caricata sugli asini, perché in base ai principi della legge coranica è disdicevole ostentare la merce acquistata, in special modo la carne. Intorno a mezzogiorno il souk comincia lentamente a svuotarsi, gli abitanti dei villaggi più lontani caricano le merci acquistate nelle shuarì sopra i propri animali e intraprendono la via del ritorno, anche i banchi cominciano a smontare, cominciano ad entrare nelle vie i vecchi Bedford rossi su cui vengono caricati le merci e le persone che provengono dai villaggi collegati con la strada. Le donne e i vecchi vengono fatti accomodare sulle balle, mentre gli uomini, ma soprattutto i ragazzi, si posizionano nei posti più assurdi e pericolosi, il più ambito sembra essere il tetto della cabina, ogni camion porta almeno cinquanta persone. È ormai sera il souk è finito, le vie sono sporche ma è tornato il silenzio, c’è un’atmosfera di “scampato pericolo” come quando l’Isola ritorna lenta dopo l’invasione dei turisti d’agosto.