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Dalla luce che entra dalla finestra sembra proprio che sia una bella giornata, oggi bisogna partire davvero. C’è una luce fortissima, durante la notte è nevicato più in basso dell’ultima volta e la valle sembra rivestita di carta stagnola, tanta è la luce. Andiamo a vedere dei francesi, che in realtà sono belgi, ma dormono ancora, gli lasciamo un biglietto con il nostro numero telefonico e andiamo da Beljik a finire il lavoro. Ci troviamo davanti alla porta di casa, lui sta andando a lavoro e noi rimaniamo come padroni. Mentre si scarica le foto cerco di leggere la posta e le notizie dell’Elba. Come al solito è tutto più lungo del previsto, ma ormai ci siamo. È arrivato anche Beljik che ha voglia di chiacchierare di religione. Beljik per certi versi è un po’ come Mohammed di Agadir Bou Acheiba, è un mussulmano convinto e mi fa un gran sermone sulla perfezione della legge coranica, è un brav’omo e si vede che la sua fede gli da forza e tranquillità come lo si vede anche in qualche cristiano o buddista. In questi tre mesi è aumentato il mio rispetto per questa religione e ho veramente voglia di leggere seriamente il Corano per conoscere in maniera più approfondita la materia. Sono sempre stato affascinato dalle religioni, io non credo nelle verità assolute e nemmeno che si possa dare la colpa o il merito a entità superiori per quello che ci capita, penso che dio sia uno dei frutti più spettacolari prodotti dalla mente dell’uomo, in grado veramente di gestire i destini di milioni di persone. La discussione va per le lunghe, sono quasi le tre e ci dobbiamo vedere con i belgi che nel frattempo hanno telefonato e poi c’è anche da partire. Andiamo al pullman blu dove ci sta aspettando la famiglia dei giramondo, ci accolgono sulla loro casa mobile con la quale sono in viaggio da due anni. Hanno attraversato tutta l’America, dalla Patagonia all’Alaska, poi sono tornati in Belgio e ora sono venuti in Marocco e fra tre settimane finiranno il loro viaggio. Passiamo una mezz’oretta insieme, ci invitano a restare un po’ con loro, mi dispiace declinare l’invito, ma è il momento di partire. Lasciamo il paese fra il solito brusio di commenti e ci avviamo verso la pista sterrata in direzione di Ifrane. Camminiamo attraversando la stretta valle con una serie quasi ininterrotta di case lungo la strada, poi quando comincia fare buio ci fermiamo davanti a una scuola, vado a chiedere informazioni e trovo un giovane maestro che mi dice che se voglio ci possiamo fermare nell’aula vicino alla strada. Per me è una soluzione ideale: fuori c’è il posto per l’asino e dentro c’è la corrente, così posso ricaricare le batterie, ci sono i banchi per mangiare e scrivere e c’è anche la televisione con l’impianto satellitare perché questa è l’aula che usano gli insegnanti come loro base. Sistemiamo il bagaglio e poi mi guardo un film di guerra americano coi sottotitoli in arabo.