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Il futuro dei pirati disoccupati
El Attaya si è svuotata, ormai tutti hanno le case vuote ma praticamente tutti stanno costruendo altre case, se va avanti su questi ritmi qui fra dieci anni ci sarà solo cemento.
Il morbo del cemento trova terreno fertile sulle Isole, in verità anche sul continente, ma le realtà insulari questa epidemia la soffrono ancora di più, e più le Isole sono piccole peggio è.
Discorsi banali ma inevitabili, mi trovo spesso a parlare dell’Elba e a fare comparazioni fra le due realtà Isolane e questo è uno dei punti negativi in comune.
Comincio a sentirmi parte di questa comunità di pirati riciclati ad altri lavori, El Attaya  è un paese ricco di occhi scintillanti e di gentilezza, ma la gente si sente schiava degli eventi esterni e l’Isola, che pur essendo in comunicazione con tutto il mediterraneo, ha vissuto la sua secolare indipendenza  protetta dai bassifondali sabbiosi e rimanendo autogestita e padrona della propria storia, ora comincia  a vacillare, piattaforme petrolifere e paranze le girano intorno come avvoltoi marini, così come le tetre  prospettive di blindati complessi turistici, e la gente destabilizzata non trova di meglio da fare che costruire case nella speranza poco convinta di affittare a turisti.
Eppure è un luogo meraviglioso, ricco di bellezza, storia e cultura, basterebbe poco per creare una sorta di paradiso in terra per i suoi abitanti e per il mondo tutto che ne potrebbe godere  come all’Elba del resto, che per me nonostante tutto rimane il paradiso fra i paradisi.