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Chiudiamo gli zaini e lasciamo l’albergo con grande soddisfazione del nonno. Dopo un po’ di contrattazioni troviamo un pick-up che ci porta fino a Tizouite, da qui un viottolo in due chilometri ci porterà a Asfalo. Veniamo “braccati” da una ragazza che ci porta a casa e ci offre lenticchie e the. Ha la valigia pronta e vuole andare in Italia o comunque in Europa, è gentile e premurosa, ma anche molto agitata, vuole proprio andare via, sa che siamo gli italiani col mulo e sperava che potessimo darle una mano a partire. Ci salutiamo scambiandoci comunque gli indirizzi. Dopo una mezz’oretta di cammino con gli zainoni arriviamo alla casa, lasciamo gli zaini e accompagnati da Hssein andiamo a salutare Eto e il resto della famiglia alla tenda. La tenda è sempre un posto magico e rilassante, con il focolare acceso e la luce che filtra da tutte le parti. Facciamo merenda, poi Eto va a dare il cambio a Moha che è alla montagna con il gregge. Rientriamo verso casa con i due fratelli, poi Moha mi porta alla collina della terra rossa dove ci sono tanti geodi. Quando fa buio rientriamo, lui va alla tenda e noi si rimane alla casa con Hssein, la moglie e tre delle tante figlie di Eto. Ceniamo con una pietanza mai mangiata in precedenza, una specie di zuppa di latte cagliato con le patate e poi si dorme tutti insieme nella stessa stanza, qui ci si sente proprio parte di una famiglia.
Non sono neanche le nove e siamo già tutti a letto, qui non c’è l’energia elettrica e tutto è regolato dalla luce del sole.