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 I mosaici di Volubilis
Sveglia  all’alba per raggiungere in treno Meknes, la città araba per eccelenza del Marocco. Il treno attraversa una campagna fertile avvolto dalla nebbia e da nuvole basse, arrivati nella città di Mulay Ismail cerchiamo un taxi per Mulay Idriss, la trattativa parte da 350 dirham e si chiude a 10 Dirham a testa. Arriviamo nella città santa che pioviscola e la nebbia nasconde la campagna ricca di campi di grano e olivi che abbiamo appena attraversato.
La città prende il nome dal suo fondatore che è anche il padre del Marocco come nazione.
Mulay Idris era il pronipote di Maometto, sua nonna era la figlia del profeta, giunse in Marocco intorno al 787 e si installò a Volubilis, allora il centro principale della zona, dove venne accolto come Imam (capo spirituale e politico). Nel giro di cinque anni diventò il sovrano di un regno molto esteso e edificò la sua capitale su un colle in un luogo più difendibile rispetto a Volubilis, successivamente Mulay Idris iniziò anche l’edificazione di Fes che fu poi completata dal figlio Idris II. Venne avvelenato e ucciso dai suoi rivali nel 792 che speravano di elimare con lui anche il suo regno, ma si sbagliavano, le tribù berbere in gran parte pagane, ma anche di fede cristiana e ebrea si convertirono in massa al credo maomettano portato da Idris e sposarono l’idea di un Marocco arabo. La continuità del progetto fu portata avanti da Rashid il fedele servo del sovrano che divenne il reggente finchè il figlio diventato adulto e salì al comando. Da qui in avanti nonostante continue lotte di potere la storia marocchina è proseguita su questo solco.
Piove, faccio un giro fra gli edifici bianchi e squadrati dell’agglomerato, Mulay è una San Giovanni Rotondo mussulmana è meta di pellegrinaggi religiosi, qui a differenza di Fes  nei pressi del santuario c’è ancora la sbarra che impedisce l’ingresso per animali e cristiani alla zona cultuale.   Nella piazza ci sono numerosi chioschi che vendono ceri e incensi  per omaggiare il Santo, bancarelle di dolciumi e ristoranti con bracieri per cuocere la carne tutti forniti di ventilatore per ravvivare le braci nel momento della cottura. Nella parte alta c’è il souk ma non è un gran che, invece è notevole il piccolo forno che fa dei dolcini di molto boni.
Smette di piovere un’ altra trattativa ridicola e poi gran taxi per Volubilis che qui chiamano Oualili. 
Dal cielo grigio spuntano le sagone delle colonne dei templi antichi dove le cicogne hanno fatto i loro nidi. Volubilis era la città romana piu remota dell’ Africa, qui finiva l’impero, la porta meridionale si apriva verso l‘Atlante e le terre incognite e si interrompeva il grandioso reticolo delle vie di Roma. La città fu fondata nel 45 dopo cristo sotto l’impero di Claudio che la destinò a capitale della Maureitania e così fu fino al 285 quando le guarnigioni si ritirarono, ma Volubilis esisteva già da molti secoli, qui sono stati trovati reperti cartaginesi del terzo secolo avanti cristo, ma ci sono tracce di insediamenti molto più antichi. Nonostante l’abbandono da parte dei romani  ancora nel settimo secolo qui si parlava il latino, era una città abitata da berberi, siriani greci ed ebrei e le chiese sopravissero fino al regno di Mulay Idris. La città rimase comunque un centro attivo fino al XVIII secolo quando fu depredata e in pratica distrutta da Mulay Ismail che trasferì a Meknes i suoi marmi più belli per la costruzione della sua città imperiale .
Ci sono pochi visitatori in rapporto alla bellezza del posto, qualche gita scolastica e due o tre gruppi di turisti stranieri, ma all’ora di pranzo se ne vanno tutti e Volubilis diventa ancora più affascinante, arriva anche il sole peccato che le macchine fotografiche vanno tutte due ko. L’immagine dei colonnati che si stagliano sullo sfondo dei campi di grano maturo è una poesia senza tempo.
Il sito meriterebbe maggiore cura, soprattutto per gli splendidi mosaici policromi che adornano i pavimenti delle antiche residenze, raffigurano soprattutto gesta di dei ed eroi ma ci sono anche tanti animali. La città era la principale fornitrice di animali esotici e feroci per gli spettacoli della capitale, duemila anni fa qui c’erano leoni, orsi ed elefanti ma probabilmente da quello che si vede nei mosaici anche tigri e ippopotami, quello che sappiamo è che i leoni e gli orsi di barberia furono praticamente estinti per soddisfare le insaziabili richieste di fiere che provenivano dai circhi romani.
Nonostante secoli di predazioni e lo stato di abbandono rimane un luogo imponente e monumentale, con templi, archi celebrativi, ville terme, frantoi e ingegnose opere idrauliche.
Purtroppo oltre all’abbandono anche qui c’è la minaccia del cemento, proprio accanto anzi dentro il sito stanno costruendo una specie di grande autogrill per turisti. il Marocco sta investendo tanto nel turismo, ma nella direzione del turismo di massa organizzato, speriamo che non trasformino Volubilis in una disneyland.
Risaliamo a piedi fino a Mulay Idris e poi nuovamente gran taxi 6 posti per tornare a Meknes, la città di Mulay Ismail.
La ville nouvelle è una brutta città europea  però c’è il palazzo del gelato dove fanno il gelato più bono del marocco, rispetto a Fes è molto più piccola, in basso la città nuova e in alto oltre il oued Boufekrane che in realtà è un fosso, si estende la medina e la grande città imperiale edificata dal famoso tiranno. Saliamo verso la parte antica che nella parte bassa è un groviglio disordinato di mura in rovina avvolte nella vegetazione. Entrando nella medina e nella Mellah il “casino rimane” è una zona abitata ma priva del fascino storico di Fes con le case costruite dentro e fuori dalle mura antiche  una appoggiata all’altra fino a chiudere le vie, con le vestigia storiche inglobate soffocate e dimenticate. Dopo un pò di giri a voto arriviamo al mausoleo di Mulay Ismail, che qui è venerato come un santo, è l’unico mausoleo che gli “infedeli” possono in parte visitare. 
Mulay Ismail è considerato il più grande fra i sultani del Marocco regnò per 55 anni dal 1672 al 1727. Ismail era un Tiranno spietato crudele e cinico, che si divertiva ad uccidere per diletto anche durante le ispezioni nei cantieri. La sua guarnigione scelta, la leggendaria Guardia Nera, era il terrore di tutti i suoi sudditi, era una guarnigione di 140.000 uomini scelti fra gli schiavi touareg catturati nelle incursioni del suo esercito nelle terre mauritane. Ma era indubbiamente un grande  sovrano ed aveva forte il senso dello stato, creò un grande esercito organizzato di cui facevano parte in pratica tutti gli uomini del regno, berberi, arabi, catalani, ebrei e cristiani con cui teneva unito il regno e costruì il Marocco più potente della storia grazie agli schiavi e ai bottini di guerra delle numerose battaglie vinte. Fu un instancabile edificatore, le Kasbah (forti militari) furono costruite su tutto il territorio anche nei posti più impervi, ma il suo morbo edificatorie si sviluppò nella maniera più spettacolare qui a Meknes dove costruì la sua città imperiale, predando materiali da tutto il Marocco compresa, come detto, la vicina Volubilis.
Fa un certo effetto visitare la sua tomba che è un edificio religioso e vedere che viene venerato come un santo, però è anche vero che assicurò un periodo di prosperità al Marocco e che da noi nello stesso periodo c’era la caccia alle streghe e si bruciava chi affermava che la terra ruotava intorno al sole e i papi che ordinarono tali efferatezze sono tutt’oggi esposti ben mummificati in vaticano venerati e glorificati.
Il mausoleo per quanto pomposo ha rifiniture tipicamente marocchine con grandi colature di imbiancatura sulle pareti finemente piastrellate che non hanno risparmiato nemmeno una bellissima meridiana di marmo incastonata nella muratura.
I souk sono anonimi sembrano mercati europei, poi si esce nella grande piazza davanti a Bab Mansour la porta simbolo della città. Si tratta di una monumentale porta che fu progettata da uno schiavo cristiano convertito all’Islam diventato poi architetto del regno. È dominata dalle grandi colonne di marmo predate a Volubilis e arricchita da un’ infinità di marmi intagliati.
Tona lampa e fa freddo col paile addosso, non avrei mai pensato di pati’ tutto sto freddo a fine maggio in Africa, sarà anche normale ma io qualche dubbio c’e l’ho.
La parte alta della città imperiale è ben conservata ma è tutta interdetta, all’interno delle mura ci sono tante caserme militari dai giardini ben tenuti, c’è anche il grande campo da golf reale con i prati perfetti, anche da qui ci mandano via, ma prima di uscire cedo al richiamo irresistile di lasciare  una cacata nel gabinetto lindo dell’esclusivo club.
E’ ormai buio quando ripassiamo il fosso, proprio davanti al luminescente Mcdonald dove  i tristissimi arabi aspiranti yankee da dentro le loro macchine fanno la fila per prendere il convio da un distributore.
Rientriamo a Fes in treno, poso dopo aver camminato per diversi vagoni perché pensavo di essere in prima classe da quanto è pulito e lussuoso. E’ un treno lunghissimo, arriviamo a Fes insieme a  tantissime persone, i marocchini si spostano tanto da una città all’altra continuamente per cercare lavoro, e avere famiglie numerose torna comodo perché si hanno parenti in tutte le città  pronti ad ospitarti. Alla stazione ci sono tanti taxi, prendiamo un petit e rientriamo nella medina ormai buia.