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Creature Amazigh
C’è l’aria chiara di ponente stamani, ora vento un ce n’è ma si vede che deve entra’, per me entra maestralone, Daniele dice che potrebbe entra’ anche libeccio. Si parte, faccio il solito giro della balena (un grande scoglio che sembra un capodoglio) che non mi verrà mai a noia e poi la grotta del papa. Avrei voglia di anda’ a vede’ del grongo, un enorme pesce che visito da più di dieci anni e che ormai sfiora i due metri, ma in lontananza si vede che sta entrando vento forte e bisogna anda’. Questo per me è il tratto in assoluto più bello della costa, con i graniti che cangiano dal bianco all’arancio a secondo della quantità di ossidi di ferro che li compongono, la superficie della roccia sembra la pelle corrugata e impura di enorme pachiderma albino dalla forma indefinita, con i grandi cristalli di ortoclasio incastonati nel magma a mo’ di foruncoli cristallizzati e le bolle scure  e compatte di mantello conficcate nel granito nella veste di nei rari e benigni. Si passa la Cotaccia, con i lecci che si specchiano nel mare miscelando il verde con l’azzurro, il vento arriva quando si doppia il faro di punta Polveraia, è teso ma benevolo, viene da nord ovest e ci spinge, in un battibaleno scorre veloce la costa di Campo lo Feno e doppiamo Punta Nera con la spuma dei primi frangenti di maestrale, ci si ferma a ridosso della Spiaggia delle Felci. Simone è entusiasta della varietà geologica dell’Isola e sfrutta questa pausa per osservare da vicino le curiose rocce metamorfiche di questo tratto, mettendo in mostra un bello stile da arrampicatore. Approfitto della pausa per fare un giro con la maschera, quando esco dal mare trovo tutti schiacciati sull’ombra delle canoe come caterulli. Si riparte, Punta Timonaia, Chiessi e poi ci fermiamo a Pomonte in fondo allo scalo prima della Punta dell’Argentera. Il vento è forte, troppo per andare a vedere il relitto, intanto che cala, in serata dovrebbe molla’, si va in paese. Pomonte, dove dall’anoscorso (che non è un buco di culo andato via, ma l’anno passato in Elbano) ha aperto una pasticceria gelateria che fa uno dei meglio gelati dell’Isola e anche la pasticceria è notevole, con Sanpiero e Poggio è il mio paese preferito, qui mi sento a casa e tutti mi conoscono, e anche qui Tambone sembra uno di paese.  Magari quando torno, finito il giro del mondo, facciamo l’asinovia, un sogno per ora riposto nel cassetto, e a Pomonte ci portamo anche il mulo dell’Atlas.
Stasera si dorme in fondo a le Tombe, alla Cala dell’Aliva (alga pei continentali e posidonia oceanica per i dotti o presunti tali) è l’ultima notte e abbiamo tutti voglia di  mangia’ roba alla brace. Si va da Beppe, il mitico macellaio di Pomonte, memoria storica del paese e della valle, appassionato di archeologia e profondo conoscitore dei segreti della valle. A Beppe io devo molto, gli sono grato e riconoscente per le tante cose che mi ha insegnato, tanti segreti della valle di Pomonte li ho scoperti grazie a lui, a volte mi ci ha accompagnato, altre, grazie alle sue precise dritte le ho trovate, Tombe e forni per la riduzione del ferro. Riforniti di salsicce e bistecche ritorniamo al mare, il vento è calato e possiamo andare a vedere i due tronconi del relitto sommerso. Poi si riparte, Punta all’Argentera, ilGiardino, le Tombe e la spiaggia profonda della Cala dell’Aliva. C’è il tempo per preparare la legna di mirto stipa e ramerino per fare una brace come cristo comanda e anche per godersi il tramonto sulla Corsica. Siamo nuovamente a sud e il cielo è molto simile a quello della prima notte a Punta Calamita, facciamo una brace spettacolare e poi si inizia a arrostire. Simone, ragazzo di grande cultura e modi educati, è anche un eccellente selvaggio, ha ricavato da un ramo di scopa lavorando con un coltellino un notevole forchettone  da tre salsicce.
E’ l’ultima sera in bivacco, la notte, il fuoco, le stelle, il compartire il cibo, all’Isola come su l’Atlas o nel Rif, è in questa dimensione intima e a stretto contatto con la natura che ci si libera di ambizioni, maschere e meschinità e ci si sente fratelli, leggeri e forti e si è creature Amazigh,  portatori di anima come mi hanno insegnato i nobili pastori nomadi dell’Atlas.