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Ticket armati e lacrime televisive
Bawiti non ha un aspetto molto invitante, è un insieme di cubi di cemento e strade polverose, il suo passato però è ricco di storia, qui ci sono importanti tracce archeologiche che testimoniano la ricchezza di questa oasi, soprattutto nel periodo Romano quando era un importantissimo centro agricolo in cui si coltivavano e si commerciavano vino, olio, datteri e grano, la cui prosperità aveva portato alla realizzazione di complessi monumentali. Ma niente lascia intuire il glorioso passato, arrivando qui senza saperlo, sarebbe dura intuirne la storia, anche il museo che custodisce le famose mummie dorate è imboscato, si tratta di un brutto capannone anonimo apparentemente incustodito, mi avvicino e entro, arriva il guardiano con la pistola, è un baffuto pancione che sembra uscito dai quaderni di Lombroso, con fare da automa minaccioso dice solo “ticket, ticket” il problema è che la biglietteria è chiusa… torneremo nei prossimi giorni. Attraversando la strada principale si scende da una via secondaria verso il sito archeologico più famoso di Bawiti, le due tombe di Qaret Qsar Selim risalenti alla XXVI dinastia, ma anche qui è chiuso, anche se arrivano subito un paio di persone per cercare di rimediare qualcosa. Qui a Bawiti sembra tutto casuale e improvvisato e la  moschea baracca che si trova nei pressi del cimitero fatta con tavole rimediate, pezzi di plastica e cartoni e sovrastata da un grande altoparlante, è un po’ il simbolo del modo di costruire di qui, che dalle mi parti si direbbe a “cazzo di cane”. È comunque sempre interessante osservare la gente e la postazione privilegiata è il “cafè della piazza” dove gli uomini shishano e giocano a domino, c’è anche chi piange commosso davanti alla televisione che manda in onda uno sceneggiato sulla vita di Sadat.