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La normalità cambia
Tutto è impregnato di Islam a Bawiti ma senza la poesia di Siwa, si sente la vicinanza con il Cairo e comunque questa è un oasi araba. Passa un contadino su un carretto trainato da un ciuco, è tutto sdentato e ha una galabiyya verde intrisa di settimane di odori e colori, ma indossa un paio di mocassini lucenti che gli dondolano nei piedi, trasporta una bombola del gas e una gallina legata alla zampa, scene come questa ormai mi scorrono davanti senza destare interesse. Si cambia velocemente e la normalità cambia con il viaggio, mi torna in mente quando, appena partito, nel gennaio 2008 in Marocco, mi stupivo nel vedere passare carri e ciuchi, ora quasi non faccio più caso nemmeno agli uomini che passano con i fucili in spalla, ce ne sono tanti qui, sono tipo poliziotti in borghese e girano con i loro schioppi per le vie. Scendendo verso la via principale dopo una specie di rotonda monumento, dove unendo parti di alberi fossili e cristalli hanno costruito un orrendo simulacro di albero, si arriva nella via dove vendono frutta e verdura, le famiglie dei venditori in pratica vivono qui, vendono per terra o su banchini fatti con le cassette di legno di palma, le mercanzie in parte sono dell’oasi e in parte arrivano dal delta con i camion. Ci godiamo il tramonto dalla terazza con il sole che si infilza nella mezzaluna della moschea e subito dopo la temperatura si abbassa. Anche oggi non c’è connessione telefonica e internet non va.